“Non si tratta solo delle 40 persone tuttora detenute a Guantánamo – si tratta anche dei crimini definiti dal diritto internazionale commessi negli ultimi 19 anni e la continua mancanza di attribuzione delle responsabilità nei loro confronti. Ma riguarda anche il futuro, mentre ci avviciniamo al 20° anniversario degli attentati dell’11 settembre e ci impegniamo affinché sia fatta una giustizia duratura”, ha dichiarato Daphne Eviatar, Direttrice del programma Sicurezza e Diritti Umani di Amnesty International USA.
Il rapport documenta un catalogo di violazioni dei diritti umani perpetrati contro le persone incarcerate nel campo, dove vittime di tortura sono detenute con cure mediche inadeguate e in assenza di processi equi. C’è stata una battuta d’arresto nei trasferimenti fuori dalla struttura, e anche le persone il cui rilascio è autorizzato sono rimaste incarcerate per lunghi anni. Le detenzioni a Guantánamo sono iniziate in seguito alla decisione di definire la reazione agli attacchi dell’11 settembre come una “guerra globale al terrorismo”, bypassando la protezione dei diritti umani nella ricerca di informazioni di intelligence. Crimini di diritto internazionale come la tortura e le sparizioni forzate sono stati commessi contro detenuti tenuti deliberatamente fuori dalla portata del controllo giudiziario in strutture segrete gestite dalla Central Intelligence Agency (CIA) in altri paesi o a Guantánamo. Il rapporto chiede una rinnovata urgenza su questo tema, accompagnata da un autentico impegno a favore della verità, della responsabilità e dei rimedi, nonché il riconoscimento che la detenzione a tempo indeterminato a Guantánamo non deve più perdurare.
"Si tratta di detenzioni che sono inevitabilmente legate a molteplici strati di comportamenti illegali del governo nel corso degli anni - trasferimenti segreti, interrogatori in isolamento, alimentazione forzata di scioperanti della fame, tortura, sparizioni forzate, e una completa mancanza di un giusto processo" ha detto Daphne Eviatar.
Parlando alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera del 2009, il Vice Presidente, ora Presidente eletto, Joe Biden ha detto al suo pubblico: "Noi sosterremo i diritti di coloro che consegneremo alla giustizia. E chiuderemo il centro di detenzione di Guantánamo Bay". Ha sottolineato che "i trattati e le organizzazioni internazionali che costruiamo devono essere credibili e devono essere efficaci". Una dozzina di anni dopo, mentre si prepara a diventare presidente, ha l'opportunità di essere all'altezza di queste parole. Dovrebbe coglierla.