© Amnesty International
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Iran/Turchia Donne, bambini e uomini afghani sottoposti a deportazioni illegali, fucilazioni e torture

Comunicato stampa, 31 agosto 2022, Londra/Lugano – Contatto media
In Iran e Turchia le forze di sicurezza hanno rimpatriato con la forza i cittadini afghani che cercavano di attraversare i loro confini nazionali per mettersi in salvo, perfino sparando illecitamente su uomini, donne e bambini. I cittadini afghani che riescono a entrare in Iran o in Turchia sono regolarmente sottoposti a detenzione arbitraria e tortura, prima di venir rimpatriati illegalmente con la forza.

In un nuovo rapporto intitolato They Don't Treat Us Like Humans (Non ci trattano come esseri umani), l'organizzazione ha anche documentato numerosi casi in cui le forze di sicurezza - soprattutto al confine con l'Iran - hanno sparato direttamente alle persone mentre scavalcavano i muri o strisciavano sotto le recinzioni.

"A un anno dalla fine delle operazioni di salvataggio aereo dall'Afghanistan, molte delle persone rimaste rischiano la vita pur di lasciare il Paese. Gli afghani che nell'ultimo anno si sono diretti verso i confini iraniani e turchi in cerca di sicurezza sono stati invece stati rimpatriati con la forza e colpiti da proiettili. Abbiamo documentato come, dallo scorso agosto, le forze di sicurezza iraniane abbiano ucciso e ferito illegalmente decine di afghani, anche aprendo il fuoco su auto sovraccariche di persone. Le guardie di frontiera turche hanno anche usato illegalmente munizioni vere contro gli afghani, sparando in aria per farli tornare indietro e in alcuni casi perfino sparando contro di loro", ha dichiarato Marie Forestier, ricercatrice di Amnesty International sui diritti dei rifugiati e delle persone migranti.

Amnesty International chiede alla comunità internazionale di fornire sostegno finanziario e materiale ai Paesi che ospitano un gran numero di rifugiati afghani, tra cui Iran e Turchia. È inoltre necessario garantire che questi finanziamenti non contribuiscano alle violazioni dei diritti umani – un aspetto essenziale, dato che l'Unione Europea ha già fornito fondi per un nuovo muro al confine con la Turchia, nonché per la costruzione di diversi centri di detenzione dove Amnesty International ha documentato la detenzione di persone provenienti dall’Afghanistan.

Un viaggio lungo e rischioso

Centinaia di migliaia di afghani sono fuggiti dal Paese da quando i Talebani hanno preso il potere, nell'agosto 2021. I vicini dell'Afghanistan hanno chiuso i propri confini agli afghani privi di documenti, e molti non hanno altra scelta che viaggiare irregolarmente. Alcune persone sono entrate in Iran attraverso passaggi informali, ad esempio strisciando sotto una recinzione vicino a un punto di passaggio ufficiale del confine nella provincia afghana di Herat, o scalando un muro di due metri nella provincia di Nimroz.

Chi non viene immediatamente fermato dalle guardie di frontiera iraniane riesce poi a raggiungere varie città in Iran, o il confine turco, nel nord-ovest dell'Iran, a circa 2.000 chilometri di distanza. Ai confini tra Afghanistan e Iran e tra Iran e Turchia, gli afghani sono sottoposti a trasferimenti forzati violenti e illegali - dall'Iran all'Afghanistan o dalla Turchia all'Iran.

I ricercatori di Amnesty International hanno visitato l'Afghanistan e la Turchia nel marzo e nel maggio 2022. Hanno ascoltato medici, operatori di organizzazioni non governative e funzionari afghani, oltre a 74 afghani che hanno cercato di recarsi in Turchia o in Iran. Alcune persone hanno fatto diversi tentativi e alcune hanno viaggiato in gruppo. In base a questi racconti, Amnesty International ha identificato 255 casi di rimpatri illegali tra il marzo 2021 e il maggio 2022.

Ucciso per aver cercato di entrare in Iran

Amnesty International ha incontrato i parenti di sei uomini e di un ragazzo di 16 anni uccisi dalle forze di sicurezza iraniane mentre cercavano di attraversare il confine con l'Iran, tra l'aprile 2021 e il gennaio 2022. In totale, l'organizzazione ha registrato 11 uccisioni attribuite alle forze di sicurezza iraniane, anche se è probabile che il bilancio effettivo sia molto più alto. Gli operatori umanitari e i medici afghani hanno dichiarato all'organizzazione di aver registrato almeno 59 morti e 31 feriti solo tra agosto e dicembre 2021.

Ghulam (nome di fantasia) ha descritto come, nell’agosto 2021, suo nipote di 19 anni è stato ucciso: "Si è avvicinato al muro di confine, lo ha scalato e ha alzato la testa quando ha raggiunto la cima. Gli hanno sparato alla testa, alla tempia sinistra. È caduto a terra, sul lato [afghano] del confine.

Alcune delle sparatorie riportate hanno avuto luogo in territorio iraniano. Sakeena, 35 anni, ha detto che suo figlio di 16 anni è stato colpito mentre si allontanavano dal confine iraniano: "Ho sentito mio figlio che mi chiamava, urlando. Gli avevano sparato due volte alle costole. Non so cosa sia successo dopo. Sono svenuta [...] Quando mi sono ripresa, ero in Afghanistan. Ho visto che mio figlio era morto. Ero accanto al suo corpo, in un taxi."

Sparatoria da parte delle forze di sicurezza turche

Amnesty International ha intervistato 35 persone che hanno cercato di recarsi in Turchia. 23 di loro hanno detto di essere state colpite da proiettili. I ricercatori hanno parlato con un uomo afghano che ha detto di aver assistito all'uccisione di tre adolescenti da parte delle forze di sicurezza turche. Altri testimoni hanno descritto il ferimento di sei uomini e tre ragazzi da parte delle forze di sicurezza, e Amnesty International ha sentito due uomini che sono stati colpiti al confine con la Turchia.

Aref, un ex ufficiale dell'intelligence afghana fuggito a causa di minacce di morte da parte dei Talebani, ha detto di aver visto le forze di sicurezza turche ferire dei bambini piccoli: "[La polizia] mirava direttamente a noi, non sparava in aria... Ho visto una donna e due bambini feriti. Un bambino di due anni è stato colpito al rene e uno di sei alla mano. Ho avuto molta paura."

Nessuna delle persone uccise o ferite sembrava rappresentare un pericolo imminente - tanto meno una minaccia di morte o di lesioni gravi - per le forze di sicurezza o per altri. Questo significa che l'uso delle armi da fuoco è stato illegale e arbitrario. In alcuni casi, le forze di sicurezza iraniane hanno chiaramente usato le armi da fuoco in un modo che indicava l'intenzione di uccidere, ad esempio sparando direttamente alle persone a distanza ravvicinata.

"Tutte le uccisioni dovute all'uso deliberato e illegale di armi da fuoco da parte di funzionari statali devono essere indagate per verificare la possibilità di esecuzioni extragiudiziali", ha affermato Marie Forestier.

In Iran prevale l'impunità sistemica per la tortura, le esecuzioni extragiudiziali e altre uccisioni illegali che fanno parte di pratiche consolidate. Amnesty International ribadisce pertanto il suo invito al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a istituire un meccanismo investigativo e di responsabilità indipendente per raccogliere e analizzare le prove dei più gravi crimini di diritto internazionale commessi in Iran, in particolare contro i cittadini afghani nel contesto dei rimpatri forzati illegali, in modo da consentire futuri procedimenti giudiziari.

Tortura durante la detenzione

Quasi tutti gli intervistati che sono stati intercettati mentre si trovavano in Iran o in Turchia, e che non erano stati immediatamente espulsi, sono stati sottoposti a detenzione arbitraria. La durata di queste detenzioni variava da uno/due giorni a due mesi e mezzo. Ventitré persone hanno descritto un trattamento equivalente alla tortura o ad altre forme di maltrattamento durante la detenzione in Iran, così come 21 persone che sono state detenute in Turchia.

Diverse persone intervistate da Amnesty International sono state arrestate in Iran dopo aver subito ferite da arma da fuoco. Amir è stato ferito quando un proiettile sparato dalle forze di sicurezza turche lo ha sfiorato alla testa. Dopo essere tornato in Iran, Amir è stato arrestato dalle forze di sicurezza iraniane, che lo hanno colpito alla testa.

Undici cittadini afghani rimpatriati illegalmente dalle autorità turche sono stati detenuti in uno dei sei centri di detenzione in Turchia la cui costruzione è stata in parte finanziata dall'Unione Europea (UE).

Negazione della protezione internazionale

Nessuno degli afghani intervistati da Amnesty International ha avuto la possibilità di chiedere protezione internazionale, né in Iran né in Turchia. Le forze di sicurezza iraniane hanno riportato i detenuti in autobus al confine con l'Afghanistan, mentre le forze di sicurezza turche li hanno generalmente riportati in Iran attraverso punti di passaggio irregolari. Dieci delle persone espulse dalla Turchia sono state riportate in aereo direttamente in Afghanistan. La Turchia ha ripreso i voli charter verso l'Afghanistan alla fine di gennaio 2022. Alla fine di aprile, l'Autorità turca per la migrazione ha annunciato sui suoi siti web che 6.805 cittadini afghani erano già stati espulsi con voli charter.

Tutte le persone intervistate che sono state espulse hanno detto che le autorità turche e iraniane le hanno costrette a partire. Amnesty International ha sentito che alcuni detenuti hanno pianto e sono svenuti quando è stato detto loro che sarebbero stati rimandati in Afghanistan, e che un uomo ha tentato il suicidio gettandosi da una finestra.

Otto persone arrestate ed espulse con un volo charter dalla Turchia hanno dichiarato che le autorità turche hanno fatto pressione su di loro affinché firmassero documenti in cui affermavano di partire di propria iniziativa.

"Il principio giuridico internazionale del “non-refoulement” proibisce agli Stati di rimpatriare le persone in un territorio dove sono a rischio di persecuzione e di altre gravi violazioni dei diritti umani. Esortiamo le autorità turche e iraniane a rispettare questo obbligo e a smettere di rimpatriare con la forza verso l'Afghanistan le persone in pericolo ", ha dichiarato Marie Forestier.

"La comunità internazionale deve anche organizzare un passaggio sicuro e l'evacuazione dei rifugiati afghani a rischio, e sostenere una risposta coordinata per condividere la responsabilità di ospitare i rifugiati afghani."