Immagine simbolica (dopo scadenza dei diritti dell'immagine originale) © pixabay (David Peterson)
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Sri Lanka Mettere fine al giro di vite delle autorità sul diritto di manifestare

Comunicato stampa, 9 settembre 2022, Londra/Lugano – Contatto media
Le autorità dello Sri Lanka hanno represso ferocemente le proteste e demonizzato i manifestanti durante un periodo di crisi economica e di difficoltà nel Paese. È quanto ha dichiarato Amnesty International nel presentare un nuovo briefing diffuso il 9 settembre 2022.

Il briefing, Penalized for Protesting: Sri Lanka’s crackdown on protestors, descrive in dettaglio come le autorità non abbiano protetto i manifestanti pacifici e abbiano fatto ricorso ad un uso eccessivo della forza, schierando i militari per controllare le proteste e compiendo rappresaglie contro i manifestanti, oltre a demonizzare coloro che esercitano i propri diritti di manifestazione in modo pacifico.  

"Negli ultimi mesi, lo Sri Lanka ha registrato proteste diffuse a causa della peggiore crisi economica nella storia post-indipendenza del Paese. Le persone hanno il diritto di esprimere il proprio malcontento in modo pacifico e lo Stato ha l'obbligo di facilitare questo diritto. Le autorità dello Sri Lanka hanno però ripetutamente e inesorabilmente soffocato la voce del popolo", ha dichiarato Yamini Mishra, Direttrice regionale di Amnesty International per l'Asia meridionale, "Il nuovo governo dello Sri Lanka ha continuato a ricorrere all'uso illegale della forza, all'intimidazione e alle molestie per sottomettere i manifestanti, inviando un messaggio agghiacciante alla popolazione del paese: non c'è spazio per il dissenso. Il diritto alla libertà di riunione pacifica è una chiave di volta di qualsiasi società rispettosa dei diritti. Deve essere rispettato e protetto".

Va notato che, dall’inizio del movimento di protesta nel febbraio 2022, ci sono stati alcuni episodi di violenza durante le manifestazioni. Sebbene queste proteste non possano essere considerate pacifiche, la risposta delle autorità a tali proteste deve comunque rispettare le leggi e gli standard sui diritti umani.

Gas lacrimogeni, cannoni ad acqua - e munizioni vere  

Dall'inizio delle proteste, cinque mesi fa, la polizia e le forze armate hanno regolarmente utilizzato in modo improprio gas lacrimogeni e cannoni ad acqua contro manifestanti in gran parte pacifici. In due occasioni, le forze di sicurezza hanno sparato munizioni vere contro i manifestanti, uccidendo almeno una persona a Rambukkana, il 19 aprile. 

Questo uso illegale della forza è stato testimoniato anche in altri incidenti chiave che dimostrano il rifiuto del Governo di facilitare il diritto di riunione pacifica, nonostante gli obblighi derivanti dalle leggi e dagli standard internazionali sui diritti umani.

Da quando il Presidente Ranil Wickremesinghe è salito al potere, il 21 luglio, oltre 140 manifestanti sono stati arrestati, mentre ad altri 18 è stato imposto il divieto di viaggiare. Inoltre, i membri del Parlamento e il Presidente hanno ripetutamente descritto i manifestanti come "terroristi". Il Presidente Wickremesinghe, nel frattempo, ha anche etichettato i manifestanti come "fascisti", in un contesto più ampio di demonizzazione del movimento di protesta. Le autorità hanno fatto un ulteriore passo avanti usando come arma la drastica legge antiterrorismo Prevention of Terrorism Act (PTA) per arrestare tre manifestanti. In passato, Amnesty International ha documentato l'uso della durissima legge antiterrorismo da parte delle autorità per prendere di mira e perseguitare minoranze, attivisti, giornalisti e voci critiche. Il PTA viola la legge internazionale sui diritti umani e deve essere abrogato.

“Mi vogliono in prigione”

Dal 2 aprile, le autorità hanno arrestato alcune persone in un modo che viola il giusto processo. Le forze di sicurezza non hanno esibito un'identificazione ufficiale, né hanno prodotto mandati di arresto o spiegato adeguatamente il motivo degli arresti. Alcune persone sono state portate via e trattenute per diverse ore in luoghi sconosciuti. In queste occasioni, non è stata emessa alcuna conferma di arresto, né ai detenuti è stata data la possibilità di informare i loro parenti, amici o avvocati sulla loro posizione. 

Uno dei manifestanti ha detto ad Amnesty International: "Sono ancora preoccupato che stiano cercando di arrestarmi e accusarmi di cose che non ho commesso, perché mi vogliono in prigione".

Questi arresti, che costituiscono una privazione illegale della libertà, devono essere immediatamente interrotti e le autorità devono eseguire gli arresti in conformità con i loro obblighi ai sensi del diritto e degli standard internazionali, compreso l'ICCPR che proibisce la detenzione arbitraria e protegge il diritto alla libertà e alla sicurezza della persona. Le autorità devono anche porre fine all'uso dei Regolamenti di Emergenza, che danno ampi poteri alla polizia e alle forze armate per perquisire ed effettuare arresti senza garanzie di un giusto processo e che violano le leggi internazionali sui diritti umani. 

“Lo Stato non sta dalla parte del popolo”

Un altro manifestante, che ha subito ripetute vessazioni da parte delle autorità, ha dichiarato ad Amnesty International: "Molti di noi hanno ricevuto divieti di viaggio, sorveglianza, attacchi con gas lacrimogeni e manganellate e, a volte, ordini del tribunale e carcere... Lo Stato protegge sempre e difende solo il potere politico e non sta dalla parte del popolo". 

Amnesty International chiede alle autorità dello Sri Lanka di ritirare tutte le accuse contro i manifestanti che partecipavano pacificamente alle cosiddette "assemblee illegali". Tutti coloro che devono affrontare tali accuse devono essere immediatamente rilasciati. Le autorità devono anche svolgere indagini rapide, trasparenti e imparziali su tutte le accuse di attacchi a manifestanti pacifici, con il supporto di osservatori internazionali. 

"L'implacabile repressione del diritto alla libertà di riunione, movimento ed espressione pacifica testimonia l'eredità dello Sri Lanka nel reprimere il dissenso. Dato l'immenso e storico sostegno al movimento di protesta pacifica, le autorità dello Sri Lanka dovrebbero cambiare rotta e porre immediatamente fine alla repressione del diritto di protesta delle persone", ha concluso Yamini Mishra.

Il contesto

Il diritto di protestare è minacciato in tutte le regioni del mondo. La nuova campagna globale di Amnesty International "Protect the Protest" si oppone agli attacchi alle proteste pacifiche, si schiera con le persone prese di mira e sostiene le cause dei movimenti sociali che chiedono un cambiamento dei diritti umani.