© Sabrina Montiglia / Accademia Dimitri
© Sabrina Montiglia / Accademia Dimitri

Educazione ai diritti umani Viavai di culture: A scuola per i diritti umani e contro il razzismo

Demis Quadri, Accademia Dimitri, 22 luglio 2022
Tra ottobre e maggio 2022, le Scuole elementari di Ascona hanno ospitato un progetto pilota che sperimentava, attraverso il laboratorio teatrale, approcci innovativi alla prevenzione del razzismo e allo sviluppo di un pensiero critico: “Viavai di culture” L’ideazione e lo sviluppo del progetto ha coinvolto, oltre allo stesso istituto scolastico asconese, pure l’Accademia Dimitri (scuola affiliata alla SUPSI), l’Ufficio Regionale della Svizzera italiana di Amnesty International e la Fondazione Diritti Umani in una collaborazione e in un intreccio di competenze molto promettente anche in vista di sviluppi futuri.

“Viavai di culture” ha proposto due laboratori teatrali a scadenza settimanale in altrettante classi di 5a elementare, condotti da due artiste-pedagoghe dell’Accademia Dimitri che hanno costantemente lavorato in collaborazione con le docenti di classe, in modalità che permettevano di far penetrare i temi del progetto nel cuore dei programmi di studio. In momenti chiave dei percorsi, inoltre, alcune formatrici di Amnesty International sono intervenute per contribuire con le competenze specifiche su razzismo e diritti umani di cui l’organizzazione è portatrice.

Nel suo complesso, il progetto si basa su un approccio laboratoriale che richiede l’iniziativa e la partecipazione attiva del singolo allievo e la collaborazione del gruppo, implicando tutte le dinamiche relazionali. Offrendo agli alunni lo spazio per sperimentare queste dinamiche, incoraggiando da un lato la cooperazione e la considerazione degli altri, e dall’altro la ricerca di una forza personale e della propria voce, bilanciando opinioni individuali e consenso collettivo, il progetto ha favorito il lavoro autonomo degli allievi che, attraverso momenti di lavoro collettivo e a piccoli gruppi, hanno approfondito temi, sviluppato idee e progettato piccole situazioni teatrali su questioni anche difficili come l’identità, gli stereotipi e le discriminazioni razziali. Come qualsiasi lotta contro una narrazione tossica, anche quella contro il razzismo non può limitarsi alla decostruzione di un immaginario nocivo come quello che sostiene l’esistenza di razze umane, ma deve allo stesso tempo fornire visioni alternative: in questo senso, l’uso di un’arte come il teatro, che è fondato proprio sulla creazione di immaginari, si è dimostrato uno strumento potente per raggiungere gli obiettivi del progetto.

“Viavai di culture”, riguardo al quale si possono vedere alcuni passaggi e alcune testimonianze in un video online, si è collegato in maniera diretta con la cornice socioculturale in cui sono immersi gli allievi, data dai contesti famigliari e sociali, con i discorsi che li caratterizzano (per esempio riguardo ai pregiudizi sullo straniero). Anche quando le situazioni conflittuali di tale cornice non entrano direttamente nelle dinamiche e nelle relazioni all’interno della scuola, si riflettono comunque nelle idee alle quali i bambini sono esposti e che vengono in maniere diverse restituite nelle loro domande, nelle loro riflessioni e nelle loro azioni.

Spingere allieve e allievi a portare in maniera affermativa – ma anche completa e critica – le proprie posizioni, ha consentito di provare a superare le abitudini radicate, le vie facili o le idee “attese” (del tipo “dobbiamo volerci tutti bene”). In questo senso, le artiste-pedagoghe hanno avuto la possibilità di osservare e di accompagnare il lavoro attraverso i diversi livelli di espressione: quanto viene espresso a parole può essere molto diverso da quanto invece comunicato sul piano fisico. Alle docenti, in parallelo, si è offerta l’occasione per avvicinare temi socioculturali complessi, che potevano essere ripresi in forme diverse – in un’ottica letteraria, storica, geografica, artistica, ecc. – nelle materie d’insegnamento. I percorsi laboratoriali si sono conclusi con momenti di condivisione con i genitori che hanno permesso di mostrare la forza che possono avere bambine e bambini nel farsi mediatori culturali.

La concretizzazione del progetto è stata possibile grazie a una rete di finanziatori (composta da Éducation21, Confederazione Svizzera / Servizio per la lotta al razzismo, Programmi d’integrazione cantonali e Comune di Ascona) che mostra come il valore e l’importanza del progetto siano stati percepiti anche dalle istituzioni. Si tratta di un buon segnale, considerando che nel 2016 la Commissione federale contro il razzismo (CFR), nel tracciare un quadro della pedagogia antirazzista, della formazione degli insegnanti e del materiale didattico impiegato in Svizzera (“La scuola”, Tangram 37, 2016), ha constatato che il paese in questo ambito accusa un ritardo. Ma se i Cantoni e i Comuni devono accogliere nelle scuole un numero crescente di bambini con un retroterra migratorio, la lotta al razzismo in ambito scolastico è più che mai necessaria.