Il 10 ottobre 2023, dei razzi sono stati lanciati su Israele dalla Striscia di Gaza.© RizekxAbdeljawad / Xinghua / imago
Il 10 ottobre 2023, dei razzi sono stati lanciati su Israele dalla Striscia di Gaza. © RizekxAbdeljawad / Xinghua / imago

Israele I gruppi armati palestinesi devono essere chiamati a rispondere delle deliberate uccisioni, dei rapimenti e degli attacchi indiscriminati contro i civili israeliani

Comunicato stampa, 12 ottobre 2023, Londra/Berna – Contatto media
Amnesty International ha dichiarato oggi che Hamas e altri gruppi armati palestinesi hanno palesemente violato il diritto internazionale e mostrato un agghiacciante disprezzo per la vita umana commettendo crimini brutali – come uccisioni sommarie di massa, cattura di ostaggi e lancio di attacchi indiscriminati con razzi – in Israele. Mentre emergono ancora prove degli orrori avvenuti nel sud d’Israele, Amnesty International continuerà la propria indagine per determinare la piena dimensione dei crimini definiti dal diritto internazionale avvenuti.

In Israele, oltre 1200 persone - per lo più civili, bambini compresi – sono state uccise e 2400 sono rimaste ferite negli attacchi iniziati nelle prime ore del 7 ottobre. A Gaza almeno 1200 persone, bambini compresi, sono state uccise dalla rappresaglia militare israeliana. Il rafforzamento del blocco della Striscia di Gaza, con la completa cessazione delle forniture di acqua, elettricità, cibo e carburante, sta rendendo ancora più grave la già catastrofica crisi umanitaria. Il blocco israeliano di Gaza equivale a una punizione collettiva che è anche un crimine di guerra.

I filmati analizzati dal Crisis Evidence Lab di Amnesty International del primo giorno degli attacchi in Israele mostrano uomini armati palestinesi che uccidono deliberatamente civili e ne prendono altri in ostaggio. In uno dei più gravi casi, quello del Nova Music Festival, sono stati uccisi almeno 260 civili e altri risultano ancora irreperibili.

“Massacrare civili è un crimine di guerra e non può esservi alcuna giustificazione per questi riprovevoli attacchi. Abbiamo verificato video agghiaccianti in cui uomini armati sparano ai civili e li trascinano via come ostaggi. Uno di questi video mostra uomini armati che esibiscono una donna nel centro di Gaza: una scena da incubo. Tutti i civili sequestrati, compresi i bambini, devono essere liberati immediatamente. Questi crimini devono essere al centro di verifiche come parte dell’indagine in corso della Corte penale sui crimini commessi da tutte le parti coinvolte nell’attuale conflitto”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

“I crimini di guerra di Israele, più volte documentati, non devono essere una scusa per le orribili azioni dei gruppi armati palestinesi, i quali non possono venir meno ai loro obblighi di diritto internazionale sul rispetto dei principi fondamentali di umanità e sulla protezione dei civili”; ha aggiunto Callamard.

L’indagine di Amnesty International riguarda alcuni dei crimini di guerra e delle altre violazioni dei diritti umani commessi da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi dal 7 ottobre. Si tratta di un primo briefing risultato delle ricerche in corso da parte di Amnesty International sull’escalation di violenza e le violazioni dei diritti umani in atto a Gaza e in Israele. Almeno 1200 palestinesi sono stati uccisi a Gaza e più di 5600 feriti.

“Mentre gli attacchi di rappresaglia delle forze israeliane colpiscono Gaza, Amnesty International insiste sul fatto che né la sicurezza né la giustizia saranno raggiunte da un bagno di sangue di civili a Gaza e da una punizione collettiva,” ha dichiarato Agnès Callamard.

Gli attacchi sono iniziati con un massiccio lancio di razzi indiscriminati da Gaza, seguiti da un’incursione in Israele da parte di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi. Migliaia di razzi hanno raggiunto varie zone del centro e del sud d’Israele, arrivando fino a Tel Aviv. In questi attacchi illegali sono stati uccisi sia israeliani che palestinesi. Alcuni razzi, infatti, hanno colpito anche villaggi palestinesi non riconosciuti dalle autorità nella regione del Negev/Naqab, uccidendo almeno sei civili tra cui cinque bambini. Queste comunità emarginate, che già vivevano in precarie condizioni, non hanno rifugi cui accedere.

Oltre alle orribili uccisioni sommarie compiute in diverse località del sud d’Israele, almeno 150 ostaggi sono stati portati a Gaza: tra loro, secondo le autorità israeliane, anche diversi bambini e cittadini stranieri.

La cattura di civili è vietata dal diritto internazionale e la presa di ostaggi è un crimine di guerra. Tutti i civili tenuti in ostaggio devono essere liberati immediatamente, senza condizioni e incolumi. Tutte le persone tenute prigioniere devono essere trattate umanamente, come prevede il diritto internazionale, e devono ricevere le cure mediche necessarie.

Video verificati da Amnesty International, relativi al 7 ottobre mostrano uomini armati di Hamas uccidere intenzionalmente civili nelle aree residenziali israeliane, o intorno a esse, vicine alla Striscia di Gaza.

I video girati nel kibbutz di Be’eri mostrano due uomini in divisa militare sparare da distanza ravvicinata contro un’automobile che sta entrando nella comunità, uccidendo la persona alla guida e due passeggeri. I tre corpi vengono poi caricati su un’altra automobile da due uomini armati.

Altri filmati girati ore dopo mostrano sei uomini in divisa portare via quattro civili con le mani legate dietro la schiena. In un altro video appaiono i loro cadaveri. Amnesty International ha verificato immagini simili provenienti dal kibbutz di Kfar Aza, dal kibbutz di Re’im e lungo la strada 232, in cui uomini armati sparano da distanza ravvicinata contro automobili e, in un caso, contro un civile che si era nascosto in un rifugio anti-bombardamento.

L’attacco al Nova Music Festival

Nell’attacco al Nova Musical Festival sono state uccise oltre 260 persone. L’attacco è iniziato intorno alle 7 – 7.30 del mattino con lanci di razzi da Gaza, seguiti dall’incursione di uomini di gruppi armati palestinesi. Il Crisis Evidence Lab di Amnesty International ha verificato ora e luogo di 18 video, girati per lo più dai sopravvissuti. Almeno uno, invece, sembra essere stato girato dai gruppi armati che hanno preso parte all’attacco.

In sette video si vedono uomini sparare ai civili con un sottofondo crepitio di spari. Cinque video mostrano persone in fuga nei campi o che si nascondono tra i cespugli. In un video, un uomo armato spara direttamente a un civile steso a terra. In un altro video, uomini armati sparano alle automobili che cercano di lasciare la zona. Cinque video mostrano persone prese in ostaggio.

Amnesty International ha parlato con un sopravvissuto di 22 anni che era riuscito a nascondersi scavando con le mani una buca tra gli alberi e utilizzando qualsiasi cosa avesse vicino per coprire il suo corpo. È rimasti così per sei ore, durante le quali ha sentito costantemente colpi d’arma da fuoco. Una volta si è sporto dalla buca e ha visto uomini armati che sparavano alle spalle di persone in fuga.

“Poi ho capito che stavano gettato benzina ovunque per dare fuoco all’area. A quel punto ho capito che non avevo scelta: o vado e mi sparano, o mi bruciano in questo nascondiglio. Ora non riesco a dormire di notte e non posso stare da solo. Appena chiudo gli occhi, ricordo l’orrore di quella scena: cadaveri ovunque, persone intrappolate in automobili in fiamme, l’odore del sangue”.

La mattina del 7 Yaacov Argamani, la cui figlia Noa è stata presa in ostaggio, ha sentito le sirene e ha iniziato a cercare la figlia, invano: “Sentivo che c’era qualcosa che non andava. Avevo un cattivo presentimento. Sono un padre e so cosa vuol dire quando senti che qualcosa sta andando male, non si può spiegare”.

Yaacov ha contattato gli ospedali, senza esito. Poi ha ricevuto una telefonata da una persona che diceva di aver visto un video in cui Noa veniva portata a Gaza, a bordo di una motocicletta.

“Non potevo crederci. Ma ho dovuto crederci, quando ho visto altri video in cui lei era su quella moto e il fidanzato su un’automobile diretti verso Gaza. Non smetto di pensare a lei”.

Uri David, i cui figli Tair e Hodaya David risultano ancora scomparsi, ha preso la parola il 9 ottobre in una conferenza stampa: “Sono passate 48 ore e molte famiglie non sanno ancora nulla. Ho sentito le mie figlie ieri mattina al telefono. Erano sdraiati a terra, in sottofondo si sentivano colpi d’arma da fuoco e gente che urlava in arabo. Le ho sentite, ho detto loro di mettersi a terra e sdraiarsi, l’una di fronte all’altra e tenersi per mano. Ho detto loro di trattenere il respiro… Sono stato al telefono con loro per 30 minuti, poi ho sentito quattro respiri pesanti e più nulla. Chiedo al mondo di vedere tutto ciò. Dobbiamo riavere i nostri figli al più presto”.

L’appello ad agire per porre fine a queste ricorrenti atrocità 

Amnesty International chiede alla comunità internazionale di adottare tutte le misure necessarie affinché i diritti umani dei palestinesi e degli israeliani siano pienamente protetti e siano garantite alle vittime giustizia e riparazione.

Amnesty International chiede inoltre alle autorità israeliane e ai gruppi amati palestinesi di attenersi rigorosamente al diritto internazionale umanitario, in primo luogo garantendo umanità nella condotta delle ostilità, prendendo tutte le precauzioni necessarie per ridurre al minimo i danni a civili e alle strutture civili e astenendosi dal compiere attacchi illegali e dall’imporre punizioni collettive ai civili.

Amnesty International chiede a tutti i gruppi amati palestinesi di rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i civili presi in ostaggio.

L’organizzazione ribadisce la richiesta a Israele di porre fine al blocco illegale di Gaza, in vigore da 16 anni, a partire dalla sospensione immediata delle ulteriori restrizioni imposte nell’ultima settimana. Israele deve porre fine agli attacchi illegali che uccidono o feriscono civili e che distruggono abitazioni e infrastrutture civili.

Amnesty International chiede inoltre al governo israeliano di evitare di incitare alla violenza e alla tensione nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, e di assicurare l’incolumità di tutti i civili che vivono sotto il suo controllo.

Nel 2021 la Corte penale internazionale ha aperto un’indagine sulla situazione nello Stato di Palestina. L’indagine riguarda i crimini di diritto internazionale commessi da tutte le parti coinvolte nell’attuale conflitto e, come da poco affermato, il crimine contro l’umanità di apartheid contro i palestinesi. Amnesty International chiede al procuratore della Corte di accelerare i passi avanti nell’indagine e di includervi i crimini recentemente commessi da tutte le parti in conflitto.

Gli ultimi attacchi in Israele devono essere visti nel più ampio contesto della situazione in Israele e nei Territori palestinesi occupati ma Amnesty International sottolinea ancora una volta e nel modo più netto possibile che nulla può giustificare i crimini di guerra.

Le ingiustizie e le violazioni dei diritti umani che sono tra le cause di fondo di questa violenza devono essere prese in considerazione urgentemente. I civili continueranno a pagare un pezzo elevato fino a quando Israele non smantellerà il suo sistema di apartheid contro i palestinesi, ponendo anche fine al blocco illegale contro Gaza.

Il contesto legale 

Il diritto internazionale umanitario vige in situazioni di conflitto armato e pone, nei confronti di tutte le parti in conflitto, gli obblighi di proteggere i civili e ridurre la sofferenza umana. I combattimenti tra le forze israeliane da un lato e Hamas e altri gruppi armati palestinesi dall’altro sono governati dalle regole sulla condotta delle ostilità applicabili, compreso il diritto internazionale umanitario. Di particolare rilevanza sono i divieti di attacchi diretti contro i civili, uccisioni, presa di ostaggi e attacchi indiscriminati.

Un principio cardine del diritto internazionale umanitario è che le parti in conflitto non devono mai dirigere attacchi contro i civili e devono adottare tutte le misure possibili per prevenire danni ai civili e alle strutture civili.

Gli attacchi indiscriminati, compresi quelli mediante mezzi di combattimento che non possono essere diretti contro specifici obiettivi militari – come i razzi lanciati dai gruppi armati palestinesi da Gaza – sono a loro volta vietati, così come la presa di ostaggi (ossia, il rapimento o la detenzione di una persona con la minaccia di ucciderla, ferirla o continuare a trattenerla per costringere una terza parte a fare o a non fare qualcosa come condizione per la liberazione o l’incolumità della persona stessa).

La violazione di queste norme implica una responsabilità penale personale che si estende a coloro che pianificano, approvano oppure ordinano tali condotte illegali.

Ulteriori informazioni

A partire dal 2007 Israele ha imposto un blocco terrestre, aereo e navale sulla Striscia di Gaza, una punizione collettiva contro l’intera popolazione. Quella in corso è la sesta operazione militare tra Israele e gruppi armati di Gaza da allora.

Nel giugno 2023 Amnesty International ha pubblicato la propria indagine sull’offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza del mese precedente, giungendo alla conclusione che Israele aveva illegalmente distrutto abitazioni palestinesi, spesso senza necessità militare, compiendo così una forma di punizione collettiva contro la popolazione civile.

In un rapporto del febbraio 2022 Amnesty International aveva denunciato che le forze israeliane stavano commettendo a Gaza (così come nella Cisgiordania occupata e all’interno di Israele) atti vietati dallo Statuto della Corte penale internazionale e dalla Convenzione sull’apartheid come parte di un sistematico e massiccio attacco contro la popolazione, al fine di mantenere in vigore un sistema di oppressione e di dominazione sui palestinesi costituente il crimine contro l’umanità di apartheid.

I precedenti rapporti di Amnesty International sulle violazioni dei diritti umani e i crimini di diritto internazionale commessi durante i combattimenti tra Israele e i gruppi armati palestinesi possono essere letti qui.

Nota

Amnesty International è un’organizzazione imparziale per i diritti umani che cerca di assicurare che tutte le parti coinvolte in un conflitto armato rispettino il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani. Di conseguenza, Amnesty International indagherà sulle azioni delle forze israeliane a Gaza per determinare se esse rispettino il diritto internazionale umanitario, comprese le norme che chiedono di prendere tutte le precauzioni per ridurre al minimo i danni alla popolazione civile e alle strutture civili e di evitare attacchi e forme di punizione collettiva contro i civili. Amnesty International continuerà a osservare le attività di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi.