Intellexa è un'alleanza commerciale tra i gruppi Intellexa e Nexa. Le aziende che compongono l' “alleanza Intellexa” hanno sede in diversi Paesi, tra cui la Svizzera. L'alleanza produce il software spia Predator e le sue ramificazioni sotto altri nomi. Questo software ha accesso a un'enorme quantità di dati e dispositivi.
Attualmente, questo software non può essere controllato in modo indipendente e la sua funzionalità non può essere limitata a quanto necessario e proporzionato per un uso e uno scopo specifico. Predator può infiltrarsi in un dispositivo quando l'utente clicca semplicemente clic su un link dannoso, ma può anche essere impiantato in attacchi tattici che infettano in modo molto discreto i dispositivi vicini.
I prodotti di Intellexa Alliance sono stati trovati in almeno 25 Paesi in Europa, Asia, Medio Oriente e Africa. Essi sono stati utilizzati per limitare i diritti umani, la libertà di stampa e i movimenti sociali in tutto il mondo.
Intellexa afferma di essere una "società regolamentata e con sede nell'UE". Questo di per sé evidenzia chiaramente l’incapacità degli Stati membri e delle istituzioni dell'UE nell’impedire la continua espansione di questi prodotti di sorveglianza, nonostante una serie di indagini come il "Pegasus Project", nel 2021.
"L'indagine sui "Predator Files" fa emergere quanto temevamo da tempo: dei prodotti di sorveglianza altamente invasivi sono commercializzati su scala quasi industriale e sono liberi di operare nell'ombra, senza alcuna supervisione o accountability. Questa inchiesta dimostra ancora una volta che i paesi e le istituzioni europee non sono riusciti a regolamentare efficacemente la vendita e il trasferimento di questi prodotti", ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
"Le aziende produttrici di tecnologie di sorveglianza con sede nell'UE, che si suppone siano regolamentate dall'UE, sono soggette ai controlli europei ai sensi del Regolamento sul duplice uso, che cerca di prevenire violazioni dei diritti umani stabilendo controlli sulle esportazioni di tecnologie di sorveglianza da parte di aziende con sede nell'UE. Come dimostra l'indagine sui "Predator Files", le autorità di regolamentazione europee non sono in grado o non hanno la volontà di controllare e prevenire i rischi inerenti ai diritti umani legati all'esportazione di spyware. C'è solo una conclusione possibile: data l'inefficacia della normativa, dimostrata più volte, l'uso di spyware altamente invasivi come Predator deve essere vietato".
Tecnologie di sorveglianza in continua evoluzione
L'indagine, durata un anno, è stata condotta dalla European Investigative Collaborations (EIC), una partnership di oltre una dozzina di organizzazioni di media. Il Security Lab di Amnesty International ha sostenuto l’inchiesta fornendo l'analisi delle informazioni tecniche ottenute dall'EIC. Il Security Lab ha anche condotto una propria ricerca indipendente, che sarà pubblicata nei prossimi giorni come parte dell'indagine "Predator Files".
"L’inchiesta sui "Predator Files" è altrettanto schiacciante quanto quella dedicata a "Pegasus Project", che l'ha preceduta. Anzi, è probabilmente più significativa perché mostra chiaramente che è cambiato ben poco. Società di sorveglianza mercenarie come l'alleanza Intellexa hanno infatti continuato a vendere i propri prodotti e a realizzare profitti milionari a spese dei diritti umani, nella più completa impunità. Gli Stati dell'Unione europea devono smettere di sottrarsi alle proprie responsabilità e iniziare a controllare seriamente l’operato di queste aziende", ha dichiarato Donncha Ó Cearbhaill, responsabile del Security Lab di Amnesty International.
L'Intellexa Group, parte dell'alleanza Intellexa, produce lo spyware Predator e si presenta come "azienda regolamentata e con sede nell'UE". È stata fondata nel 2018 da Tal Dilian, un ex ufficiale dell'esercito israeliano, e da alcuni suoi collaboratori. L’azienda è controllata dalla holding Thalestris, con sede in Irlanda. L'alleanza Intellexa riunisce il gruppo Intellexa e il gruppo di aziende Nexa, che operava principalmente in Francia.
Secondo il consorzio mediatico EIC, tra i 25 Paesi a cui sono stati venduti i prodotti dell'alleanza Intellexa figurano Svizzera, Austria e Germania. Altri clienti sono Oman, Qatar, Congo Brazzaville, Kenya, Emirati Arabi Uniti, Singapore, Pakistan, Giordania e Vietnam.
L'analisi delle recenti infrastrutture tecniche collegate al sistema spyware Predator da parte di Amnesty International indica la sua presenza, in una forma o nell'altra, in Sudan, Madagascar, Kazakistan, Egitto, Indonesia, Vietnam e Angola, tra gli altri.
Amnesty International ha contattato le parti coinvolte per un commento, ma non ha ricevuto alcuna risposta. Tuttavia, EIC ha ricevuto una risposta dai principali azionisti ed ex dirigenti del gruppo Nexa, i quali affermano che l'alleanza Intellexa ha cessato di esistere.
Per quanto riguarda le esportazioni di tecnologie di sorveglianza verso gli Stati sopra citati, essi affermano che o "è stato instaurato un rapporto commerciale nel pieno rispetto delle normative vigenti, oppure non c'è mai stato un contratto e/o una consegna".
Infine, affermano che le entità dell'alleanza Intellexa "hanno rispettato scrupolosamente le normative sulle esportazioni", pur riconoscendo di aver instaurato "relazioni commerciali" con Paesi "tutt'altro che perfetti in termini di stato di diritto", affermando inoltre che spesso si trattava di "scelte politiche" del governo francese.
Un rapporto completo sulle ricerche del Security Lab di Amnesty International, "The Predator Files: Caught in the Net", sarà pubblicato il 9 ottobre.