"La repressione in Russia è radicata, e una gamma complessa ed estesa di tattiche è sempre più utilizzata come arma per mettere a tacere il dissenso contro la guerra. I manifestanti pacifici contro la guerra in Ucraina e coloro che condividono informazioni critiche sulle forze armate russe devono far fronte a gravi sanzioni penali, amministrative e di altro tipo. Nuove leggi assurde che criminalizzano chi esprime liberamente le proprie opinioni sono state adottate e immediatamente messe in pratica. Il sistema di giustizia penale viziato, caratterizzato da processi profondamente ingiusti, è stato utilizzato per comminare pene detentive e multe elevate per mettere a tacere i critici in risposta al minimo dissenso", ha dichiarato Oleg Kozlovsky, ricercatore di Amnesty International per la Russia.
Le procedure amministrative sono spesso utilizzate per colpire i manifestanti contro la guerra, poiché queste mancano effettivamente di qualsiasi garanzia di un processo equo. I giudici spesso respingono le prove convincenti della difesa e si basano esclusivamente sui rapporti della polizia, a volte palesemente falsi, per ritenere che i manifestanti violino le norme sulle assemblee pubbliche o commettano gli assurdi reati di "discredito" introdotti di recente, e pronunciare condanne quali multe salate o la detenzione amministrativa. Nel 2022, oltre 21.000 persone in Russia sono state sanzionate per tali "reati", con 2.307 detenzioni amministrative e il resto con ingenti multe, principalmente per aver partecipato a proteste pacifiche di piazza contro la guerra o per aver criticato la guerra su Internet.
Dall'introduzione, all'inizio dell'invasione su larga scala dell'Ucraina, dei reati di "diffusione di informazioni consapevolmente false sull'uso delle Forze Armate" e di "ripetuto discredito delle Forze Armate o degli organismi statali", più di 150 persone si sono trovate ad affrontare procedimenti penali con queste accuse. Molte sono già state condannate a lunghi periodi di detenzione, con queste leggi che prevedono rispettivamente fino a 15 anni e sette anni di carcere.
Tra le persone colpite c'è il radioamatore Vladimir Rumyantsev di Vologda (Russia settentrionale), condannato a una pena detentiva di tre anni per aver trasmesso dal suo appartamento i resoconti sulla guerra dei media indipendenti e dei blogger che sono stati vietati dalle autorità. Amnesty International considera Vladimir Rumyantsev un prigioniero di coscienza, in quanto è stato condannato esclusivamente per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione. Deve essere rilasciato immediatamente e senza condizioni.
Le autorità russe hanno altresì messo in atto una lunga serie di tattiche sfacciate per molestare, fare pressione e intimidire le voci critiche, tra cui licenziamenti arbitrari, cancellazione di concerti e altri eventi pubblici con la partecipazione di chi si oppone alla guerra, e scuse forzate in video.
Amnesty International ha anche documentato una tendenza crescente ad etichettare persone note come 'agenti stranieri', in particolare per le loro critiche pubbliche alla guerra. Queste designazioni arbitrarie spesso comportano gravi restrizioni alle loro attività personali e professionali, la perdita dell'impiego e lo stigma di essere bollati come spie o traditori.
Amnesty International esorta le autorità russe ad abrogare queste leggi repressive, a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutte le persone detenute solo per aver espresso pacificamente le proprie opinioni e a garantire la tutela del diritto alla libertà di espressione.
"Chiediamo alla comunità internazionale di discutere questi casi con le autorità russe, di sostenere gli attivisti perseguitati in Russia e all'estero, anche partecipando alle udienze in tribunale, di garantire procedure di asilo eque ed efficaci e di rafforzare i meccanismi internazionali per affrontare le violazioni dei diritti umani in Russia", ha dichiarato Oleg Kozlovsky.