L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha scatenato una crisi umanitaria e dei diritti umani, anche per le popolazioni dei Paesi lontani dal conflitto. © pixabay (wal-172619) / Immagine simbolica (dopo scadenza dei diritti dell'immagine originale)
L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha scatenato una crisi umanitaria e dei diritti umani, anche per le popolazioni dei Paesi lontani dal conflitto. © pixabay (wal-172619) / Immagine simbolica (dopo scadenza dei diritti dell'immagine originale)

Rapporto annuale 2022 Un sistema internazionale inadatto alla gestione di crisi mondiali

Comunicato stampa, 28 marzo 2023, Berna – Contatto media
L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha provocato numerosi crimini di guerra, ha innescato una crisi energetica e alimentare globale e ha ulteriormente sconvolto un sistema multilaterale già debole. Ha anche messo in luce l'ipocrisia degli Stati occidentali, che hanno reagito con forza all'aggressione russa, ma hanno chiuso un occhio su gravi violazioni commesse altrove.

Il Rapporto annuale 2022/23 di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel mondo rileva che i doppi standard e le risposte inadeguate alle violazioni dei diritti umani in tutto il mondo hanno alimentato l'impunità e l'instabilità. Tra questi, il silenzio assordante sul bilancio dei diritti umani dell'Arabia Saudita, la passività nei confronti dell'Egitto e il rifiuto di confrontarsi con il sistema di apartheid adottato da Israele nei confronti dei palestinesi.

Il rapporto denuncia anche l'uso di maniere forti da parte della Cina per soffocare l'azione internazionale sui suoi crimini contro l'umanità, e l'incapacità delle istituzioni globali e regionali di rispondere adeguatamente ai conflitti in Etiopia, Myanmar e Yemen.

Due pesi e due misure

L'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte della Russia ha scatenato una delle peggiori crisi della storia europea recente. Il conflitto non solo ha portato a trasferimenti di massa, crimini di guerra e insicurezza energetica e alimentare, ma ha anche sollevato lo spettro spaventoso di una guerra nucleare.

La risposta è stata rapida. L'Occidente ha imposto sanzioni economiche a Mosca e ha inviato aiuti militari a Kiev, mentre la Corte Penale Internazionale ha aperto un'indagine sui crimini di guerra in Ucraina e l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato per condannare l'invasione russa come atto di aggressione. Questa forte risposta è in netto contrasto con le precedenti reazioni alle massicce violazioni da parte della Russia e di altri Paesi, nonché con la spaventosa inadeguatezza delle risposte ad altri conflitti, come in Etiopia, Myanmar e Yemen.

"Se il sistema avesse funzionato e avesse chiamato la Russia a rispondere dei suoi crimini accertati in Cecenia e in Siria, migliaia di vite avrebbero potuto essere salvate allora e oggi, in Ucraina e altrove", ha dichiarato Agnès Callamard, Segretaria Generale di Amnesty International.

Per i palestinesi della Cisgiordania occupata, il 2022 è stato l'anno più letale da quando le Nazioni Unite hanno iniziato a registrare sistematicamente le vittime, nel 2006. Almeno 151 persone, tra cui diverse decine di bambini, sono state uccise dalle forze israeliane. Le autorità israeliane hanno continuato a cacciare i palestinesi dalle loro case e il governo ha lanciato piani per una massiccia espansione degli insediamenti illegali in tutta la Cisgiordania occupata. Invece di chiedere la fine del sistema di apartheid di Israele, molti governi occidentali hanno scelto di attaccare coloro che si sono espressi contro di esso.

I Paesi dell'Unione Europea hanno aperto i propri confini agli ucraini in fuga dall'aggressione russa, dimostrando che, in qualità di uno dei blocchi più ricchi del mondo, erano in grado di accogliere un gran numero di persone in cerca di sicurezza e di fornire loro l'accesso alla salute, all'istruzione e all'alloggio. Al contrario, molti hanno preferito chiudere le porte a coloro che cercavano di fuggire dalla guerra e dalla repressione in Afghanistan, Libia e Siria.

Critiche simili alla Svizzera: due pesi e due misure nell'accoglienza dei rifugiati

Dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, la Svizzera ha messo in atto un regime di protezione temporanea simile a quello della direttiva UE per l'accoglienza dei rifugiati ucraini. "La rapida assistenza fornita alle persone in fuga dall'Ucraina è in netto contrasto con le carenze dei regolamenti applicati ai richiedenti asilo provenienti da altri Paesi e ammessi su base temporanea", ha dichiarato Alexandra Karle, Direttrice di Amnesty International Svizzera.

"Diversi progetti per il miglioramento delle condizioni di vita nei Centri Federali d'Asilo sono stati rinviati. Le autorità sono state anche inutilmente dure durante gli allontanamenti forzati. Ad esempio, la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura ha criticato l'immobilizzazione parziale durante gli allontanamenti forzati, nonché l'insufficiente considerazione dei diritti dei bambini durante i rinvii", afferma Alexandra Karle.

Nel capitolo sulla Svizzera, si fa riferimento anche a un rapporto del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle persone di origine africana. Questo rapporto ha rilevato un razzismo strutturale contro le persone di origine africana in Svizzera e ha chiesto un divieto esplicito di profilazione etnica. "A seguito di questo rapporto, Amnesty Svizzera raccomanda la creazione di organi di reclamo indipendenti per individuare e sanzionare i comportamenti problematici da parte della polizia", afferma Alexandra Karle. 

Reazioni timide in alcuni Paesi

"Le reazioni all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ci mostrano cosa si può fare quando c'è la volontà politica. Abbiamo assistito a una condanna globale, a indagini sui crimini commessi e all'apertura delle frontiere ai rifugiati. Questo è il modo in cui dovremmo rispondere a tutte le massicce violazioni dei diritti umani", afferma Agnès Callamard.

I doppi standard dell'Occidente hanno incoraggiato Paesi come la Cina e hanno permesso all'Arabia Saudita e all'Egitto di sfuggire o di ignorare le critiche sulla loro situazione dei diritti umani. Nonostante le diffuse violazioni, che equivalgono a crimini contro l'umanità, perpetrate contro gli Uiguri e altre minoranze musulmane, la Cina è sfuggita alla condanna internazionale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, del Consiglio di Sicurezza e del Consiglio per i Diritti Umani.

Il Consiglio per i Diritti Umani ha creato un mandato per un relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Russia e, in seguito alla repressione micidiale delle proteste in quel Paese, un meccanismo di indagine sull'Iran. Ma ha votato per non indagare ulteriormente o discutere le prove di possibili crimini contro l'umanità raccolte dall'ONU stessa nello Xinjiang (Cina), e ha abbandonato una risoluzione sulle Filippine.

Repressione brutale del dissenso

In Russia, i dissidenti sono stati perseguiti e i media chiusi per aver osato parlare della guerra in Ucraina. I giornalisti sono stati imprigionati in Afghanistan, Bielorussia, Etiopia, Myanmar, Russia e in decine di altri Paesi in conflitto in tutto il mondo.

In Australia, India, Indonesia e Regno Unito, le autorità hanno approvato nuove leggi che limitano le manifestazioni, mentre nello Sri Lanka hanno utilizzato i poteri di emergenza per reprimere il massiccio movimento di protesta contro la crescente crisi economica. La legislazione britannica conferisce alla polizia poteri estremamente ampi, compresa la possibilità di vietare le "manifestazioni rumorose", minando i diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica.

La tecnologia è stata utilizzata come arma contro molte persone, per metterle a tacere, impedire le riunioni pubbliche o diffondere disinformazione.

Le autorità iraniane hanno risposto con la forza illegale alla rivolta senza precedenti contro decenni di oppressione, sparando munizioni vere, proiettili di metallo e gas lacrimogeni e picchiando i manifestanti. Diverse centinaia di persone, tra cui decine di bambini, sono state uccise. A dicembre, le forze di sicurezza peruviane hanno fatto ricorso illegale alla forza, in particolare contro i membri delle popolazioni indigene e i campesinos, in risposta alle proteste durante la crisi politica che ha seguito la destituzione del Presidente Pedro Castillo.

Donne colpite duramente

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato la garanzia costituzionale che per anni aveva protetto il diritto all'aborto. Alla fine del 2022, diversi Stati americani avevano approvato leggi che vietavano o limitavano l'accesso all'aborto. In Polonia, attiviste e attivisti sono stati perseguiti per aver aiutato le donne a procurarsi le pillole abortive. 

In Afghanistan, i diritti delle donne e delle ragazze all'autonomia personale, all'istruzione, al lavoro e all'accesso agli spazi pubblici sono stati gravemente limitati da numerosi decreti talebani. In Iran, la 'polizia morale' ha arrestato violentemente Mahsa (Zhina) Amini perché delle ciocche di capelli spuntavano dal suo velo. La ragazza è morta in custodia pochi giorni più tardi, dopo essere stata torturata: questo ha scatenato proteste a livello nazionale, durante le quali molte altre donne e ragazze sono state ferite, arrestate o uccise.

Azione globale insufficiente per affrontare le minacce all'umanità

Nel 2022, il mondo ha continuato a subire le conseguenze della pandemia da COVID-19. Il cambiamento climatico, i conflitti e le crisi economiche causate in parte dall'invasione russa dell'Ucraina hanno ulteriormente aggravato le minacce ai diritti umani.

A causa della crisi economica, il 97 percento della popolazione viveva in povertà in Afghanistan. Ad Haiti, oltre il 40 percento della popolazione viveva in condizioni di grave insicurezza alimentare dovuta alla crisi politica e umanitaria, esacerbata dalla violenza diffusa da parte delle gang.

Eventi climatici estremi, esacerbati dal rapido riscaldamento globale, hanno causato carestie e malattie in diversi Paesi dell'Asia meridionale e dell'Africa subsahariana, come la Nigeria e il Pakistan, dove le inondazioni hanno avuto effetti catastrofici sulla vita e sui mezzi di sussistenza delle persone e hanno causato epidemie di malattie trasmesse dall'acqua.

In questo contesto, gli Stati non hanno agito nell'interesse dell'umanità e non sono riusciti a ridurre la propria dipendenza dai combustibili fossili, il fattore principale che ci spinge verso la più grande minaccia alla vita che si sia mai conosciuta.

Rimettere in funzione le istituzioni internazionali

È essenziale rafforzare le istituzioni e i sistemi internazionali progettati per proteggere i nostri diritti. Il primo passo è quello di finanziare completamente i meccanismi delle Nazioni Unite per i diritti umani, in modo da poter condurre indagini, garantire la rendicontazione e fare giustizia. Amnesty chiede anche una riforma del principale organo decisionale delle Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza, per dare voce ai Paesi tradizionalmente ignorati, in particolare nell'emisfero meridionale.

"Il sistema internazionale ha bisogno di una seria riforma per rispecchiare le realtà attuali. Non possiamo permettere che i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite continuino a esercitare il proprio potere di veto e ad abusare dei propri privilegi senza alcun controllo".

Un vivace movimento per i diritti umani

"Anche se sarebbe facile cedere alla disperazione di fronte alle atrocità e alle violazioni dei diritti umani, nel corso del 2022 le persone hanno dimostrato che non siamo impotenti. 

"Abbiamo assistito a iconici atti di sfida, come le manifestazioni delle donne afghane che sfidavano il regime talebano e le donne iraniane che camminavano a capo scoperto in pubblico o si tagliavano i capelli per protestare contro le leggi sul velo obbligatorio. Milioni di persone sono scese in piazza per chiedere un futuro migliore. Questo dovrebbe ricordare a coloro che sono al potere che non saremo mai spettatori passivi dei loro attacchi alla nostra dignità, uguaglianza e libertà", conclude Agnès Callamard.

Leggi il capitolo dedicato alla Svizzera