L'accesso a Internet a livello nazionale è stato parzialmente ripristinato il 23 luglio, dopo sei giorni di chiusura completa, in un periodo di instabilità caratterizzato dalla repressione dei manifestanti, dal dispiegamento dell'esercito, dal coprifuoco e dall'emissione di ordini di sparare a vista. Le scarse informazioni provenienti dal Paese hanno ostacolato il monitoraggio dei diritti umani. Amnesty International ha risposto all'evoluzione della situazione attraverso la verifica e l'analisi delle prove video e fotografiche disponibili. Amnesty International e il suo Crisis Evidence Lab hanno verificato i video di tre episodi di uso illegale di armi letali e meno letali da parte delle forze dell'ordine durante le proteste.
"La continua verifica e analisi da parte di Amnesty International delle prove video e fotografiche che emergono dal Bangladesh fornisce un quadro desolante. L' inquietante bilancio dei diritti umani del Governo del Bangladesh e del Battaglione d'Azione Rapida (Rapidi Action Battalion - RAB), che è stato dispiegato per sorvegliare le proteste, fornisce poche rassicurazioni sul fatto che i diritti dei manifestanti saranno protetti in assenza di un monitoraggio internazionale attivo, con restrizioni di internet e di comunicazione ancora parzialmente in vigore", ha dichiarato Deprose Muchena, Direttore senior di Amnesty International.
"Amnesty International esorta il Governo del Bangladesh e le sue agenzie a rispettare il diritto di manifestare, a porre fine a questa violenta repressione e a revocare immediatamente tutte le restrizioni alle comunicazioni".
* Si consiglia la massima prudenza nell’accedere e visionare i video collegati delle violenze nell'analisi che segue.
Uso abusivo di armi meno letali; mancata assistenza medica
Il 18 luglio, sono apparsi sui social media i video di un manifestante, successivamente identificato come Shykh Aashhabul Yamin, studente dell'Istituto Militare di Scienza e Tecnologia, che sarebbe stato ferito e poi ucciso durante gli scontri con gli agenti di polizia in una protesta nei pressi di una stazione degli autobus a Savar, vicino alla capitale Dhaka.
Il primo video mostra un veicolo blindato (APC) che percorre l'autostrada Dhaka-Aricha con sopra il corpo privo di sensi di Yamin. Un secondo video mostra un agente che tenta di sollevare il corpo di Yamin per le braccia, mentre un altro agente lo afferra per le gambe e lo strattona violentemente giù dal veicolo, facendo sbattere la testa di Yamin sul marciapiede mentre il suo corpo cade. Il video finale inizia con due agenti in piena tenuta antisommossa che scendono dall'APC e sembrano guardare il corpo di Yamin a terra davanti a loro. Alla fine gli agenti sollevano Yamin da terra e trascinano il suo corpo oltre le barriere mediane della strada, lasciandolo cadere sull'altro lato accanto a un altro gruppo di agenti. Alla fine l'APC si allontana lasciando il corpo di Yamin sulla strada. I notiziari affermano che Yamin è morto in seguito alle ferite riportate.
Nei tre video verificati da Amnesty International, nessuno dei 12 agenti visibili ha tentato di fornire assistenza medica a Yamin. La Sezione 5(c) del Principio di base delle Nazioni Unite sull'uso della forza e delle armi da fuoco da parte delle forze dell'ordine richiede che le forze dell'ordine assicurino che l'assistenza e il soccorso medico siano prestati a qualsiasi persona ferita o colpita nel più breve tempo possibile. Derrick Pounder, un patologo forense indipendente che ha esaminato le prove fotografiche delle ferite al torace di Yamin, ha dichiarato ad Amnesty International che si può ragionevolmente presumere che la causa della sua morte sia dovuta alle ferite da pallini da caccia alla parte anteriore sinistra del torace visibili sul suo corpo. Amnesty International ritiene che l'uso di pallini da caccia sia assolutamente inappropriato per le forze dell'ordine e che non dovrebbe mai essere utilizzato per controllare le proteste.
Uso pericoloso di gas lacrimogeni
In un altro video pubblicato il 18 luglio, un agente spara gas lacrimogeni attraverso un cancello chiuso dell'Università BRAC di Dhaka, dove si sono verificati violenti scontri tra la polizia e gli studenti manifestanti. Un video girato dall'interno dell'università suggerisce che una folla di studenti manifestanti era radunata dall'altra parte di un cortile chiuso, mentre l'ufficiale di polizia del Bangladesh sparava sulla folla attraverso i cancelli dell'università.
In questi video, verificati da Amnesty International, le azioni dell'agente di polizia costituiscono chiaramente un uso illegale e non necessario della forza. Le forze dell'ordine non devono mai sparare gas lacrimogeni in uno spazio chiuso, senza evidenti vie di fuga dagli effetti dell'irritante chimico. Media locali affermano che almeno 30 persone hanno subito lesioni a causa dell'uso di gas lacrimogeni nel campus dell'Università BRAC.
Uso di armi da fuoco letali
Un video che circola sui social media dal 20 luglio mostra un ufficiale che spara con un fucile d'assalto modello AK durante le proteste. Il video di sette secondi, verificato da Amnesty International, è stato girato di fronte a una banca in DIT Road, nel quartiere Rampura di Dhaka. Mostra diversi agenti della Polizia del Bangladesh e della Guardia di Frontiera del Bangladesh in piedi accanto a un APC. Uno degli agenti punta un fucile d'assalto cinese di tipo 56-1 verso obiettivi fuori campo e spara due colpi.
Le armi da fuoco non sono uno strumento appropriato per la sorveglianza degli assembramenti; devono essere utilizzate solo quando è strettamente necessario per affrontare una minaccia imminente di morte o di lesioni gravi.
In un altro video, anch'esso girato nel quartiere di Rampura intorno al 19 luglio o prima, si vedono agenti di polizia in piena tenuta antisommossa marciare lungo una strada accanto a un APC, equipaggiato con fucili da caccia calibro 12 e lanciagranate da 37/38 mm. Alcuni agenti di polizia sparano diversi colpi di fucile contro obiettivi fuori campo.
"Le autorità devono revocare immediatamente gli ordini di sparare a vista, ripristinare completamente l'accesso a Internet in tutto il Paese e porre fine all'uso dell'esercito e delle forze paramilitari nel controllo delle proteste. Devono anche garantire che gli ordini di coprifuoco e di chiusura di Internet non saranno utilizzati in futuro. Queste misure repressive sono un tentativo deliberato di schiacciare queste proteste e qualsiasi dissenso futuro", ha detto Deprose Muchena.
Un'indagine indipendente e imparziale su tutte le violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza, compreso l'elevato numero di morti tra i manifestanti, deve essere condotta con urgenza e tutti i responsabili devono essere chiamati a rispondere pienamente delle loro azioni. Le vittime dell'uso illegale della forza da parte della polizia, compresi i feriti e i familiari di coloro che sono stati uccisi, devono anche ricevere un risarcimento completo da parte dello Stato".
Contesto
Secondo i media, ci sono stati 2.500 arresti, quasi 200 morti e diverse migliaia di feriti da quando le proteste sono diventate mortali il 16 luglio 2024. Altri rapporti affermano che 61.000 persone sono state accusate di violenza in relazione alle proteste.