Il Consiglio per i Diritti Umani a Ginevra © DR
Il Consiglio per i Diritti Umani a Ginevra © DR

Esame periodico universale delle Nazioni Unite La Cina tenta manipolare comunità internazionale

Londra/Ginevra, 24 gennaio 2024
Rispondendo all'Esame periodico universale (EPU) del 23 gennaio, incentrato sulla situazione dei diritti umani in Cina, la direttrice di Amnesty International per il paese, Sarah Brooks, ha dichiarato:

"L'esame odierno dei diritti avrebbe dovuto rappresentare una vera e propria resa dei conti per le autorità cinesi: un raro spazio in cui altri governi avrebbero potuto evidenziare le gravi violazioni dei diritti umani subite dalle vittime in Cina e altrove.

"Invece, abbiamo visto la Cina cercare di manipolare la comunità internazionale, negando la portata e l'entità delle violazioni dei diritti umani documentate nei rapporti delle Nazioni Unite, e offrendo il suo approccio anti-diritti umani come modello per altri Paesi.

"Le autorità hanno rifiutato categoricamente di riconoscere i fatti fondamentali, presentando la propria repressione degli Uiguri come un efficace contrasto al terrorismo e la soppressione dello spazio civico di Hong Kong come uno strumento di stabilità per la città.

"Eppure, non tutto è andato a beneficio della Cina. Ad esempio, molti Stati hanno rivolto raccomandazioni alla Cina per una cooperazione più significativa con il sistema delle Nazioni Unite e i suoi meccanismi, tra cui l'attuazione delle raccomandazioni politiche degli esperti e l'accesso senza restrizioni agli esperti internazionali in materia di diritti. Ciò dimostra l'importanza centrale del lavoro del sistema delle Nazioni Unite, nonché il crescente consenso sul fatto che i tentativi della Cina di minarlo - distorcendo il dialogo e la cooperazione - sono profondamente problematici.

"La tragedia di questa revisione dell'EPU è che la tattica collaudata della Cina di reprimere i difensori dei diritti umani - nello Xinjiang, in Tibet, a Hong Kong o altrove - significa che coloro che potrebbero meglio portare avanti questo lavoro non erano presenti in sala. Sono messi a tacere, in prigione o altrimenti detenuti, sotto sorveglianza, in esilio. Se i governi vogliono vedere realizzate le proprie raccomandazioni, il sostegno ai difensori dei diritti umani in Cina deve essere al centro del loro impegno con il Paese".

Contesto

L'Esame Periodico Universale (EPU) è un processo in base al quale, a scadenza regolare, in occasione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite sono sottoposti a un esame approfondito della situazione dei diritti umani. La Cina è al quarto esame, dopo il terzo nel 2018. Ieri a Ginevra un'ampia delegazione del Governo cinese ha ascoltato le raccomandazioni e risposto alle domande degli Stati su una serie di questioni relative ai diritti umani. La Cina accetterà o prenderà nota delle raccomandazioni e il Consiglio per i Diritti Umani adotterà il rapporto conclusivo dell'esame a giugno. Lo scopo dichiarato dell'EPU è quello di essere un "meccanismo di cooperazione" per migliorare la situazione dei diritti umani sul campo.

Nei precedenti EPU della Cina, il Governo ha dimostrato di essere in cattiva fede nel processo. La società civile cinese indipendente è stata sistematicamente esclusa. L'esempio più eclatante è la morte in custodia del difensore dei diritti umani Cao Shunli, detenuto mentre cercava di recarsi a Ginevra per partecipare al secondo EPU, nel 2013. Il 14 marzo 2024 ricorre il decimo anniversario della sua morte. Negli anni successivi, la Cina è diventata più audace nel mettere in atto la propria tattica di rappresaglia; la società civile di Hong Kong ora rischia di essere perseguita ai sensi della Legge sulla Sicurezza Nazionale del 2020 per aver collaborato con il sistema delle Nazioni Unite.

Nel suo rapporto di Stato in vista dell'esame, la Cina ha dichiarato di "attribuire grande importanza al lavoro di follow-up" in merito alle 284 raccomandazioni accettate su un totale di 346 nella sua terza EPU del 2018. Tuttavia, molte di queste raccomandazioni accettate erano deboli o problematiche, o incoraggiavano la Cina a "continuare" le politiche che violano i diritti umani. Per quanto riguarda alcune raccomandazioni forti, la Cina ha affermato che erano "già state attuate" - e non si è impegnata a fare di più. Amnesty International ha riscontrato che la maggior parte delle raccomandazioni che erano state "accettate" non erano state attuate e che i progressi erano regrediti in alcune aree.

Nel 2018, la Cina ha respinto diverse raccomandazioni sull'accesso di esperti indipendenti all'interno del sistema di procedure speciali dell'ONU, una misura chiave della cooperazione con il sistema delle Nazioni Unite, sostenendo che si trattava di un'interferenza nella "sovranità e negli affari interni" della Cina. Il Governo non ha ancora concesso un accesso completo e senza ostacoli alle Nazioni Unite e ad altri osservatori indipendenti dei diritti umani. Solo il titolare di un mandato di procedure speciali ha effettuato una visita durante il periodo in esame, mentre 13 richieste e solleciti di visite sono stati ignorati.

Dal 2018, diversi organismi delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno sollevato preoccupazioni sul peggioramento della situazione dei diritti umani in Cina, rispecchiando i risultati di Amnesty International. Nel 2022, l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha rilevato che, in un contesto di leggi, politiche e pratiche restrittive e discriminatorie, le azioni della Cina contro i membri della comunità uigura e di altri gruppi prevalentemente musulmani "possono costituire crimini internazionali, in particolare crimini contro l'umanità".

Lo stesso anno, il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha chiesto l'abrogazione della Legge sulla Sicurezza Nazionale e delle disposizioni sulla sedizione dell'Ordinanza sui Crimini a Hong Kong. Invece, quest'anno il governo locale ha in programma di legiferare ulteriormente su tali crimini con la nuova "Legge sulla salvaguardia della sicurezza nazionale", ai sensi dell'articolo 23 della Legge fondamentale di Hong Kong, la 'mini-costituzione' del territorio.

Il rapporto della Cina al Comitato ONU contro la tortura è in ritardo di quattro anni. Contrariamente a quanto affermato dal governo nel suo rapporto di Stato, secondo cui è "impegnato a dare al popolo un senso di equità e giustizia", Amnesty International ha documentato detenzioni arbitrarie, torture, altri maltrattamenti e processi iniqui contro minoranze etniche e difensori dei diritti umani durante questo periodo.

Attivisti, giornalisti e avvocati in Cina, compresa Hong Kong, come Chow Hang-tung, Ding Jiaxi, Xu Zhiyong, Wang Jianbing e Zhang Zhan, rimangono in carcere nonostante le conclusioni del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie, secondo cui dovrebbero essere rilasciati.