Gli attacchi - uno su al-Maghazi il 16 aprile e due su Rafah il 19 e 20 aprile 2024 - hanno anche ferito almeno 20 civili e sono un'ulteriore prova di un modello più ampio di crimini di guerra commessi dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza occupata negli ultimi sette mesi.
"Questi attacchi devastanti hanno decimato delle famiglie e crudelmente stroncato la vita di 32 bambini", ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, Direttrice senior per la ricerca, l'advocacy, le politiche e le campagne di Amnesty International.
"Le nostre ricerche portano prove cruciali di attacchi illegali da parte dell'esercito israeliano, nel momento in cui il Procuratore della Corte Penale Internazionale richiede mandati di arresto per alti funzionari israeliani e di Hamas. Poiché l'esercito israeliano continua a intensificare la propria incursione di terra a Rafah, questi casi illustrano anche l'urgente necessità di un cessate il fuoco immediato", ha proseguito Guevara-Rosas.
"Nonostante le crescenti richieste di porre fine ai trasferimenti di armi a Israele, una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ordina un cessate il fuoco e i leader mondiali che mettono in guardia contro l'incursione di terra israeliana a Rafah, l'esercito israeliano ha continuato a intensificare le proprie operazioni, compresi questi attacchi implacabili contro i civili. I casi qui documentati illustrano un chiaro modello di attacchi negli ultimi sette mesi, periodo nel quale l'esercito israeliano si è fatto beffe del diritto internazionale, uccidendo civili palestinesi nella più totale impunità e mostrando un totale disprezzo per le vite umane," ha affermato Erika Guevara-Rosas.
Dall'ottobre 2023, Amnesty International ha condotto indagini approfondite su 16 attacchi aerei israeliani che hanno ucciso un totale di 370 civili, tra cui 159 bambini, e causando altre centinaia di feriti. Amnesty International ha trovato prove di crimini di guerra da parte delle forze israeliane, tra cui attacchi diretti contro i civili o attacchi indiscriminati, oltre ad altri attacchi illegali e punizioni collettive ai danni della popolazione civile.
Per quest'ultima indagine, Amnesty International ha intervistato 17 sopravvissuti e testimoni, ha esaminato i luoghi degli attacchi, ha visitato un ospedale dove i feriti sono stati curati, ha fotografato i resti delle munizioni utilizzate per l'identificazione da parte di esperti, ha esaminato il materiale video e fotografico ottenuto da fonti locali e disponibile sui social media, e ha esaminato le immagini satellitari dei luoghi.
In tutti e tre i casi, Amnesty International non ha trovato alcuna prova della presenza di obiettivi militari nelle località prese di mira dall'esercito israeliano o nelle loro vicinanze, fatto che solleva serie preoccupazioni per cui questi attacchi siano da considerarsi attacchi diretti contro civili e oggetti civili, atti che costituiscono crimini di guerra. Israele non ha fornito alcuna informazione sugli attacchi a Rafah e ha fornito solo affermazioni generiche, poi smentite, su quello ad al-Maghazi.
Anche se le forze israeliane avessero avuto l'intenzione di colpire obiettivi militari legittimi nelle vicinanze di questi tre attacchi, le prove indicano che questi epidofi non hanno fatto distinzione tra obiettivi militari e oggetti civili, e come tali sarebbero stati indiscriminati. Gli attacchi indiscriminati che uccidono o feriscono i civili, o distruggono o danneggiano oggetti civili, sono crimini di guerra.
Le prove raccolte da Amnesty International indicano anche che l'esercito israeliano non ha fornito un avvertimento - almeno a chi viveva nelle località colpite - prima di lanciare le operazioni.
Il 7 maggio 2024, Amnesty International ha inviato alle autorità israeliane delle domande relative a questi eventi. Al momento della pubblicazione, non è stata ricevuta alcuna risposta.
Campo profughi di Al-Maghazi: l'attacco al calcetto uccide 15 civili
Il 16 aprile, intorno alle 15.40, un attacco aereo israeliano contro il campo profughi di al-Maghazi, nel centro di Gaza, ha ucciso 10 bambini di età compresa tra i 4 e i 15 anni e cinque uomini di età compresa tra i 29 e i 62 anni. Tra gli uomini uccisi figurano un barbiere, un venditore di falafel, un assistente dentale, un allenatore di calcio e un uomo anziano disabile. Almeno una dozzina di residenti, la maggior parte dei quali bambini, sono rimasti feriti.
La munizione è atterrata nel mezzo di una strada del mercato, dove i bambini stavano giocando intorno a un calcetto. Amnesty International ha esaminato quattro video e 22 fotografie fatti da residenti e giornalisti, oltre a immagini scattate sul posto dai suoi operatori sul campo.
I danni causati dai frammenti dell'arma sono visibili sul biliardino, sui veicoli vicini e sui muri delle case e dei negozi circostanti. Lo schema dei danni sulla scena e le componenti elettroniche nei frammenti recuperati corrispondono a quelli dei piccoli missili guidati di precisione e delle bombe a caduta lanciate dai droni israeliani. Nessun elicottero o aereo è stato segnalato nell'area quel giorno mentre, secondo i testimoni intervistati da Amnesty International, i droni sono stati sentiti costantemente.
Due dei figli di Jaber Nader Abu Jayab sono stati uccisi nell'attacco. Il 34enne ha raccontato ad Amnesty International: "Ero a casa quando ho sentito l'attacco. Pensavo che fosse più lontano, ma quando sono uscito, mi sono reso conto che era proprio vicino alla nostra strada, a circa 20 metri di distanza. C'erano bambini uccisi e feriti a terra tutt'intorno. Ho trovato il figlio di mia sorella, Mohammed (12 anni). Era gravemente ferito, è morto due giorni dopo. Poi ho trovato mia figlia Mila (4 anni). Era gravemente ferita ed è stata portata in ospedale, ma quando sono andato in ospedale circa un'ora dopo, ho scoperto che era morta... Poi ho visto mia figlia Lujan (nove anni), era morta anche lei". Suo figlio Ahmed (sette anni) è stato gravemente ferito, ma è sopravvissuto.
Cinque giorni dopo l'attacco, Rajaa Radwan, 10 anni, ha raccontato ad Amnesty International la scena dell'attacco: "Stavo giocando a questo calcetto... Ho detto ai miei amici di continuare per andare al negozio accanto e poi tornare a casa... Ho avuto fortuna, ma i miei amici Raghad e Shahd sono stati entrambi uccisi".
Mohammed Jaber Issa, un insegnante di scienze di 35 anni che ha perso dei parenti durante l'attacco, ha raccontato ad Amnesty International che Shahd Odatallah, 11 anni, è stata uccisa mentre si recava al supermercato per comprare dei biscotti: "È morta mentre teneva in mano un pezzo di ma'moul [biscotto]".
Ha aggiunto: "Uno dei bambini uccisi durante l'attacco è fuggito dal quartiere di al-Tuffah, a Gaza City; è fuggito dalla fame lì, per poi incontrare la morte qui".
Mahmud Shanaa, 37 anni, che è rimasto ferito quel giorno, ha detto ad Amnesty International: "I bambini e le persone intorno a loro sono stati uccisi perché il missile è atterrato così vicino al calcetto. Ci sono sempre molti bambini lì intorno. I bambini non hanno un altro posto dove andare a giocare, e ora con i pericoli della guerra non vanno a giocare lontano da casa".
Rispondendo alla CNN, l'esercito israeliano ha inizialmente affermato di aver colpito un "obiettivo terroristico" ad al-Maghazi, ma ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli o prove. In seguito, hanno detto di non avere alcuna registrazione dell'attacco. L'esercito israeliano ha anche rifiutato di rispondere alle domande sulla natura dell'obiettivo, o se sono stati uccisi dei combattenti.
Rafah: due attacchi in due giorni uccidono 29 civili
Il 19 aprile, alle 22.15 circa, un ordigno ha colpito la casa di quattro piani della famiglia Abu Radwan, nel quartiere di Tal al-Sultan, a Rafah Ovest, uccidendo nove membri della famiglia - sei bambini, due donne e un uomo - e ferendo altri cinque parenti (tre bambini, un uomo e una donna). L'attacco ha anche ferito una donna e sua figlia, appartenenti a un'altra famiglia, che viveva nella casa accanto.
Subhi Abu Radwan, un funzionario in pensione di 72 anni, è sopravvissuto all'attacco. Uno dei suoi figli e la nuora, una figlia e sei dei suoi nipoti sono stati uccisi. Ha raccontato ad Amnesty International: "Ero ancora sveglio quando è avvenuto l'attacco, mentre i miei figli e i miei nipoti stavano già dormendo. Ero al piano di sotto e non ho sentito un'esplosione, ma mi sono accorto dell'attacco quando la casa ha tremato e tutto si è riempito di polvere e macerie. Ho iniziato a gridare aiuto e i vicini e i soccorritori sono venuti ad aiutarci. Il missile è passato attraverso il tetto, al terzo piano, ed è sceso al secondo piano dove è esploso, uccidendo tutti i presenti... "
"Non ho saputo chi fosse vivo o morto se non più tardi, in ospedale. È stato allora che ho scoperto quanti erano morti. I morti e i feriti sono stati trovati all'esterno, tra le macerie; erano stati scaraventati fuori dall'edificio dalla forza dell'esplosione".
Nisrine Saleh, un'insegnante di 40 anni e un'altra nuora di Subhi, è rimasta ferita nell'attacco. Ha raccontato ad Amnesty International: "Non ho potuto muovermi per diversi giorni dopo. I medici mi hanno detto che avevo danneggiato le vertebre e temevo di rimanere paralizzata, ma fortunatamente sto iniziando a recuperare un po' di mobilità... Non riesco ancora a comprendere appieno ciò che è accaduto alla nostra famiglia. La nostra famiglia è stata distrutta senza motivo".
Dalle fotografie dei frammenti recuperati sulla scena, l'esperto di armi di Amnesty International ha identificato la munizione come una MPR 500, una bomba da 500 libbre prodotta dall'azienda israeliana IMI. I resti del pacchetto di guida di precisione della bomba erano contrassegnati da un codice CAGE di 0UVG2, che indica che almeno una parte è stata prodotta da AeroAntenna, un appaltatore della difesa statunitense con sede in California.
Amnesty International ha esaminato 17 fotografie e un video del luogo dell'attacco scattati sul posto dagli operatori di Amnesty International. Lo schema dei danni nella casa di Abu Radwan è coerente con una bomba d'aereo di queste dimensioni. L'analisi delle immagini satellitari del sito mostra cambiamenti e danni al tetto tra il 16 e il 20 aprile, il che è coerente con le foto del terreno e i racconti dei testimoni.
Il giorno successivo, il 20 aprile, un attacco alle 23.20 circa ha distrutto la casa della famiglia Abdelal nel quartiere di al-Jneinah, nella parte orientale di Rafah, uccidendo 20 membri della famiglia - 16 bambini e quattro donne - e ferendo altri due bambini. Le vittime stavano dormendo. Gli unici sopravvissuti sono tre padri dei bambini, il nonno e alcuni dei bambini che erano seduti nel salone all'ingresso della fattoria di famiglia, a circa 100 metri dalla casa.
Hussein Abdelal, il proprietario della casa, ha perso sua madre, le sue due mogli e 10 dei suoi figli (di età compresa tra i 18 mesi e i 16 anni) nell'attacco. Ha dichiarato ad Amnesty International: "Continuo a cercare tra le macerie qualsiasi cosa possa trovare di mia madre e dei miei figli. I loro corpi sono stati fatti a pezzi. Ho trovato brandelli, parti del corpo dei miei figli, li ho trovati senza testa. È disumano, [la bomba] ha distrutto tutto, le nostre vite, le nostre case, persino gli animali sono stati uccisi... Perché ci hanno trattato in modo così disumano? Non abbiamo niente a che fare con niente, non abbiamo fatto niente di male... Non riesco ancora a capire cosa sia successo".
I piani crollati e i massicci danni strutturali alla casa della famiglia Abdelal, analizzati da Amnesty International sulla base di 14 fotografie e tre video ripresi sul posto dagli operatori di Amnesty sono compatibili con una bomba d'aereo. L'analisi delle immagini satellitari del sito mostra la distruzione causata tra le 07.03 UTC del 20 aprile e le 11.51 del 21 aprile.
Il contesto
Rafah ha ospitato più di 1,2 milioni di persone provenienti da aree più a nord e sfollate con la forza dal 13 ottobre 2023, quando l'esercito israeliano ha emesso il primo ordine di 'evacuazione' di massa per la popolazione del nord di Gaza. I residenti di Gaza sono stati sfollati con la forza più a sud, mentre l'esercito israeliano continuava a espandere la propria campagna di terra.
Quando le forze israeliane hanno lanciato un'incursione di terra su larga scala a Khan Younis, una grande città a nord di Rafah, nel febbraio 2024, la maggior parte dei residenti è fuggita a Rafah e alcuni sono fuggiti a nord verso la Striscia di Gaza centrale, comprese le aree di al-Maghazi e dintorni. Quando le forze israeliane se ne sono andate, nell'aprile 2024, gran parte di Khan Younis era distrutta o danneggiata. Circa il 90% della popolazione di Gaza è stata sfollata almeno una volta, e molti sono stati costretti a spostarsi più volte. Si stima che quasi un milione di palestinesi sia stato sfollato a Gaza in seguito all'espansione delle operazioni di Israele a Rafah.
Amnesty International ha anche documentato le violazioni del diritto internazionale da parte di Hamas e di altri gruppi armati dal 7 ottobre in poi, tra cui l'uccisione deliberata di civili, la presa di ostaggi e il lancio di attacchi missilistici indiscriminati contro Israele. Amnesty International chiede ad Hamas e ad altri gruppi armati di rilasciare incondizionatamente tutti i civili che continuano ad essere tenuti in ostaggio a Gaza. La presa di ostaggi è un crimine di guerra. Amnesty International ha costantemente documentato le violazioni del diritto internazionale commesse da Hamas e da altri gruppi armati a Gaza, tra cui la tortura e i maltrattamenti, gli attacchi missilistici indiscriminati contro Israele e quelli che hanno causato vittime palestinesi nella Striscia di Gaza occupata.