Questo il commento di Agnés Callamard, Segretaria generale di Amnesty International:
“La giustizia internazionale si è messa finalmente al passo rispetto a coloro che sono sospettati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in Palestina e in Israele. I mandati d’arresto di oggi rappresentano un momento storico per la giustizia e devono essere il segnale dell’inizio della fine della persistente e diffusa impunità che è al centro della crisi dei diritti umani in Israele e nel Territorio palestinese occupato”:
“Il primo ministro israeliano Netanyahu è ora ufficialmente un ricercato. Dopo il mandato d’arresto emesso nei suoi confronti, così come dopo quelli contro Gallant e al-Masri, gli Stati membri della Corte penale internazionale non dovranno fermarsi fino a quando queste persone non saranno processate dai giudici indipendenti e imparziali della Corte. Non può esservi alcun ‘riparo sicuro’ per chi è sospettato di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità”.
“Emettendo questi mandati d’arresto, la Corte penale internazionale reca finalmente una speranza concreta di giustizia alle vittime di crimini di diritto internazionale e ripristina un po’ di fiducia nei valori universali degli strumenti legali internazionali e della giustizia internazionale”.
“Sollecitiamo ora tutti gli Stati parte della Corte penale internazionale e anche gli altri, come gli Usa e ulteriori alleati di Israele, a mostrare rispetto per la decisione della Corte e per i principi universali del diritto internazionale arrestando e consegnando alla stessa Corte le persone ricercate”.
“Chiamare alti responsabili a rendere conto della loro sequela di crimini è un passo avanti cruciale per porre fine alle continue violazioni dei diritti umani in Israele e nel Territorio palestinese occupato e potrà contribuire ad affrontare il continuo spossessamento e la continua oppressione dei palestinesi sotto l’illegale occupazione e il sistema di apartheid di Israele”.
“I mandati d’arresto per Netanyahu e Gallant comprendono accuse di crimini di guerra che costituiscono ‘gravi violazioni’ delle Convenzioni di Ginevra. Ogni Stato nel mondo ha l’obbligo di portare di fronte alla giustizia chi è sospettato di aver commesso tali ‘gravi violazioni’, a prescindere dalla nazionalità del sospetto autore o della vittima.