© Amnesty International
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Ucraina "Tutto è in fiamme": Un mese dall'invasione russa in Ucraina

24 marzo 2022
La testimonianza di Maria Guryeva, una collaboratrice di Amnesty International Ucraina.

La notte del 24 febbraio non riuscivo a dormire, stavo incollata a Twitter alla costante ricerca di qualsiasi segno che l'invasione russa, prevista da tempo, non sarebbe avvenuta. È stata una notte in bianco per molti in Ucraina.
Ricaricavo in continuazione il mio newsfeed, e le notizie si facevano sempre più inquietanti "il cielo sopra tutte le zone del confine orientale ucraino è stato chiuso ai voli"; "i diplomatici russi hanno lasciato la loro ambasciata in Ucraina in tutta fretta". Le ore passavano. Dopo l'ennesimo aggiornamento sono spuntati dei filmati CCTV che mostravano dei carri armati mentre attraversavano uno dei checkpoint di confine in Ucraina. "È iniziata" - i messaggi apparivano uno dopo l'altro.


Solo pochi respiri dopo aver visto la notizia, ecco che qualcosa ha cominciato ad esplodere rumorosamente. Nello stesso momento tutti a casa mia si sono svegliati, sotto shock e increduli. Tempo pochi minuti: abbiamo preso i due zaini che erano stati preparati settimane prima "per sicurezza", abbiamo avvolto nostra figlia assonnata e in pigiama in un cappotto invernale e siamo usciti di casa, senza guardarci indietro. Era una mattina molto buia e nebbiosa. Una tazza di tè che avevo preparato nelle prime ore del mattino è rimasta sul tavolo, intatta.


Anche se la possibilità di un'invasione russa era già discussa da mesi, in Ucraina la gente credeva che fosse impossibile. E non solo in Ucraina. Le conseguenze sarebbero state tremende e avrebbero colpito non solo il mio paese, ma anche la Russia e tanti altri paesi del mondo. Sicuramente nessuno avrebbe permesso che ciò accadesse.


Per mesi, nonostante le notizie inquietanti, in Ucraina la gente cercava di vivere la propria vita. Ora però è facile vedere tutti i segnali di un'imminente invasione che erano sotto i nostri occhi.


Nel gennaio 2022 la Russia ha piazzato circa 100.000 truppe ed equipaggiamento militare vicino al confine ucraino. Si affermava che queste truppe stavano partecipando ad esercitazioni militari, che se ne sarebbero presto andate per tornare alle proprie basi.


Il 15 febbraio la Duma di Stato russa ha chiesto al presidente Vladimir Putin di riconoscere l'indipendenza delle cosiddette Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk, territori nell'Est del paese controllati da gruppi armati sostenuti dalla Russia.


Meno di una settimana dopo, Putin ha convocato e presieduto una riunione televisiva del Consiglio di Sicurezza della Russia. In quella riunione è stato chiesto ai membri del Consiglio, uno per uno, di esprimersi sul riconoscimento delle "Repubbliche". Non sorprende che tutti i membri abbiano espresso il loro forte sostegno, anche se alcuni erano visibilmente nervosi.


Il giorno stesso, il 21 febbraio, nel suo discorso televisivo Putin ha affermato che l'Ucraina non era mai stata un vero Stato, ma era stata creata "artificialmente" nel XX secolo. È stato un discorso lungo, in cui ha liquidato la nazionalità ucraina, incolpando la NATO e promettendo di ripristinare la "giustizia storica" per la Russia.
"Sta dichiarando guerra?" - hanno chiesto alcuni giornalisti stranieri su Twitter dopo aver ascoltato il suo discorso. La risposta è stata presto chiara.


Il 24 febbraio l'invasione russa è iniziata con il bombardamento di strutture militari in molte parti dell'Ucraina, le truppe russe hanno attraversato i confini da nord e da est dell'Ucraina e da sud, attraverso la Crimea occupata. Le navi russe hanno bloccato il Mar Nero.


Nell'ultimo mese le truppe russe hanno violato ripetutamente il Diritto internazionale umanitario (le leggi della guerra), e continuano a farlo, lanciando sistematicamente attacchi indiscriminati che uccidono e feriscono i civili e distruggono case, ospedali, scuole e altre infrastrutture civili.


La portata e l'impatto di questa guerra non ha precedenti in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale. Centinaia, migliaia, di civili sono stati uccisi o feriti negli attacchi delle forze russe. Più di 10 milioni di persone sono state sfollate, e più di 3 milioni sono fuggite dall'Ucraina in altri paesi.


Anche se inizialmente Putin ha affermato che l'esercito russo prende di mira solo le infrastrutture militari, questo non è mai sembrato vero.


A poche ore dall'invasione, Amnesty International ha verificato rapporti e filmati che mostravano attacchi indiscriminati in tutto il paese. Sono stati documentati numerosi attacchi a ospedali e scuole. Le truppe russe hanno usato armi esplosive imprecise come i missili balistici e armi vietate come le bombe a grappolo. Le forze russe hanno effettuato attacchi che hanno colpito e distrutto case, scuole, asili, strutture mediche e negozi alimentari.


Stanno emergendo altri rapporti che indicano ulteriori crimini di guerra commessi dalle truppe russe.


Dal telegiornale sai che grandi città come Kharkiv, Kyiv e Mariupol, così come decine di piccole città e villaggi in Ucraina, sono sottoposti ad attacchi incessanti. I loro abitanti disperati sono presi nel fuoco incrociato o sotto assedio dalle forze russe che attaccano.


Kharkiv, la seconda città più grande dell'Ucraina, situata a circa 30 km dal confine con la Russia, è sotto costante bombardamento con decine di morti e feriti, infrastrutture civili ampiamente danneggiate o distrutte e gente che lotta per la vita, in condizioni insopportabili.


Diverse città vicino a Kiev, come Irpin e Bucha, una volta erano quartieri pittoreschi e tranquilli in cui si trasferivano giovani famiglie. Ma ora sono in gran parte distrutti, sul punto di essere spazzati via, lasciando centinaia di morti e migliaia di sfollati. Quei tranquilli sobborghi sono ora una catastrofe umanitaria.


Nell'est dell'Ucraina, la città Izium, era una cittadina di oltre 40.000 abitanti. Ora è devastata.


Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International la gente di Izium non ha accesso a elettricità, gas o riscaldamento. Qualsiasi forma di comunicazione è stata interrotta e mancano i servizi igienici e l'acqua potabile.
Le persone che sono riuscite a fuggire dalla città raccontano.


Tetyana, che ha cercato riparo in un rifugio della città con il suo bambino di cinque mesi, ha detto: "Quando stavamo partendo [evacuando], erano rimasti tre contenitori da cinque litri [di acqua] per 55 persone. Non so come faranno a sopravvivere".


Natalia, residente in una casa privata, ha detto: "Abbiamo passato sei giorni in una cantina. È molto piccola, bisogna starci in piedi, è impossibile sdraiarsi. Appena c'era una pausa [negli attacchi], correvamo subito fuori e prendevamo delle uova dalle galline... Il nostro bambino aveva fame, dato che non mangiavamo quasi mai. Tutto quello che avevamo era pane secco avanzato, mele dalla cantina, sottaceti in scatola e marmellata... Non potevamo trovare altro cibo da nessuna parte; non potevamo uscire di casa. Tutto era sotto tiro".


La guerra russa contro l'Ucraina ha portato la distruzione di vite, città, famiglie e le speranze e i sogni di molte persone.
Tuttavia, la distruzione ordinata da Putin non è solo la distruzione dell'Ucraina e degli ucraini. È anche la distruzione delle speranze e delle aspirazioni di molti russi.


Questa guerra sta anche causando la distruzione della vita di persone ben oltre questi due paesi, oltre all'aggravarsi della crisi alimentare e all'impatto ambientale del conflitto. Intanto un numero crescente di persone sono costrette a lasciare le proprie case, alla ricerca di una vita più sicura.


Tuttavia, come durante la rivoluzione di Maidan, la società ucraina mostra un'incredibile resilienza e capacità di unirsi nelle ore più buie e diffondere speranza.


Le organizzazioni della società civile, da anni la spina dorsale della società ucraina, ora si concentrano sull'aiuto ai civili - organizzano evacuazioni e si occupano della consegna di aiuti umanitari provenienti da altri paesi nelle zone colpite, anche sotto i bombardamenti, a rischio della loro vita.


La direttrice di una ONG locale che opera nell'est dell'Ucraina è impegnata con i suoi colleghi nell'evacuazione di civili dalle regioni più colpite. Ogni giorno scrive un post su Facebook dicendo "Siamo vivi. Lavoriamo".


Anche se le molte vite perse in questa guerra rimarranno una ferita per gli ucraini e gli altri per decenni a venire, finché gli attivisti, i volontari e le organizzazioni della società civile sono vivi e lavorano, il ripristino dell'Ucraina, della pace e dei diritti umani è possibile.


Spero ancora di tornare a casa e trovare quella tazza di tè freddo sul tavolo.