A Parigi manifestanti chiedono protezione per i civili a Aleppo © Pierre-Yves Brunaud / Picturetank
A Parigi manifestanti chiedono protezione per i civili a Aleppo © Pierre-Yves Brunaud / Picturetank

Rapporto Annuale 2016/2017 «Politica della demonizzazione»: terreno fertile per divisione e paura

Comunicato stampa - 22 febbraio 2017
I responsabili politici usano di una retorica pericolosa e disumanizzante basata sul rifiuto degli «altri» creano un mondo più diviso e più pericoloso. Questo l’allarme lanciato da Amnesty International il 22 febbraio 2017 nel presentare il proprio bilancio annuale della situazione dei diritti umani nel mondo.

Il Rapporto annuale 2016-2017, La situazione dei diritti umani nel mondo, recensisce 159 paesi e offre il bilancio più completo possibile della situazione dei diritti fondamentali sul pianeta. Il documento mette in guardia sulle conseguenze del discorso incentrato sul rifiuto dell’“altro” che domina attualmente in Europa, negli Stati Uniti e altrove, e alimenta un peggioramento su scala mondiale in materia di diritti umani. Questo si traduce in una risposta estremamente debole da parte della comunità internazionale di fronte alle atrocità di massa commesse nel mondo.

“Nel 2016, l’uso di cinico di questa retorica che fa cadere la colpa sugli “altri”, diffondendo paura e odio, ha raggiunto un livello che non si registra dagli anni ’30. Troppi responsabili politici tentano di sedurre l’elettorato rispondendo alle paure legittime legate all’economia e alla sicurezza con una manipolazione pericolosa delle politiche identitarie, così da creare importanti divisioni,” ha dichiarato Salil Shetty, Segretario generale di Amnesty International.

“La retorica dei mercanti della paura è diventata una forza pericolosa negli affari del pianeta. Donal Trump, Viktor Orbán, Recep Tayyip Erdoğan, Rodrigo Duterte…sono sempre di più i responsabili politici che si dichiarano anti-establishment e difendono dei programmi nocivi che si accaniscono contro gruppi interi della popolazione, trasformandoli in capri espiatori e disumanizzandoli.”

“La politica attuale di demonizzazione propaga in modo vergognoso l’idea pericolosa secondo la quale determinate persone sono meno umane di altre, privando gruppi interi della loro umanità e minacciando di liberare gli istinti più oscuri degli esseri umani.”

Declino mondiale dei diritti umani

Nel 2016 diversi scossoni politici hanno rivelato la capacità della retorica dell’odio di liberare il lato più nascosto e oscuro della natura umana. Se i propositi pericolosi tenuti da Donald Trump nel corso della sua campagna elettorale sono particolarmente emblematici della tendenza mondiale nel difendere delle politiche che creano maggiore divisione e fondate sulla collera, altri dirigenti politici nel mondo hanno come lui scommesso su questo genere di discorso fondato sulla paura, l’accusa e la divisione per accedere al potere.

Gli effetti di questa retorica hanno un impatto sempre più importante sulle politiche e nei fatti. Nel 2016 dei governi hanno chiuso gli occhi di fronte a crimini di guerra, concluso degli accordi che indeboliscono il diritto di asilo, adottato leggi che violano il diritto alla libertà d’espressione, incitato all’omicidio di persone semplicemente accusate di aver consumato sostanze stupefacenti, giustificato la tortura e la sorveglianza di massa, e ampiato ulteriormente i già ampi poteri della polizia.

Alcuni se la sono pure presa con rifugiati e migranti – facili capri espiatori. Il Rapporto annuale di Amnesty International mostra che 36 paesi hanno violato il diritto internazionale, respingendo illegalmente dei rifugiati verso paesi nei quali i loro diritti erano minacciati.

Recentemente, firmando un decreto volto a impedire ai rifugiati di ricostruirsi una vita negli Stati Uniti, il presidente Donald Trump ha trasformato in misure concrete la retorica dell’odio e xenofoba della sua campagna elettorale. Così facendo ha privato coloro che fuggono dai conflitti e dalle persecuzioni nei paesi dilaniati dalla guerra, come la Siria, di trovare un rifugio sicuro nel paese.

Da parte sua l’Australia ha fatto intenzionalmente soffrire i rifugiati, intrappolandoli a Nauru e sull’isola di Manus, mentre l’unione Europea ha concluso con la Turchia un accordo illegale e irresponsabile, che le permette di rinviare i rifugiati verso questo paese.

Importanti limitazioni della libertà d’espressione

Altrove nel mondo una massiccia ondata repressiva si è abbattuta sulla libertà d’espressione, in particolare in Cina, Egitto, Etiopia, India, Iran, Tailandia e Turchia. Altri paesi hanno dal canto loro messo in atto delle misure di sicurezza intrusive, quali lo stato d’emergenza prolungato in Francia e le leggi sulla sorveglianza senza precedenti adottate nel Regno Unito. La politica dell’ “uomo forte” si è anche tradotta nell’aumento del discorso anti-femminista e sfavorevole nei confronti della comunità LGBTI. In Polonia, per esempio, il tentativo di colpire i diritti delle donne ha scatenato importanti manifestazioni di massa.

“Nel 2016 le forme più pericolose di disumanizzazione hanno preso il sopravvento nella politica ordinaria sulla scala planetaria. I limiti di quanto è accettabile sono cambiati. Dei responsabili politici legittimano in modo attivo e senza vergogna ogni genere di politica e di retorica dell’odio fondato sull’identità, quali la misoginia, il razzismo e l’omofobia.”

“Le prime vittime di questa tendenza sono stati i rifugiati ma, se continuerà nel 2017, altri saranno nel mirino. Quello che ne scaturirà sarà una moltiplicazione di attacchi fondati sull’origine etnica, il genere, la nazionalità e la religione. A partire dal momento in cui si smette di considerare l’altro come un essere umano che beneficia dei nostri stessi diritti, ci si avvicina al baratro.”

Un mondo che chiude gli occhi di fronte alle atrocità

Amnesty International vuole lanciare l’allarme sul fatto che, nel 2017, le crisi saranno esacerbare dall’assenza handicappante di volontà politica in materia di diritti umani, su una scena internazionale caotica. In effetti la politica del rigetto degli “altri” si manifesta anche su scala internazionale, dove il multilateralismo cede il posto a un ordine mondiale più aggressivo e conflittuale.

“I dirigenti mondiali non hanno la volontà politica di fare pressioni sugli Stati che violano i diritti umani. Questo rimette in causa una serie di principi fondamentali, dal diritto d’asilo all’obbligo di render conto delle atrocità di massa commesse,” ha dichiarato Salil Shetty.

“Perfino gli Stati che in passato si vantavano di essere dei grandi difensori dei diritti umani all’estero, oggi sono troppo occupati a far retrocedere questi diritti nel loro proprio territorio nazionale per chiedere ad altri di rendere contro delle proprie azioni. Più certi paesi faranno passi indietro in questo ambito, più rischiamo di vedere i dirigenti irrigidirsi, per effetto domino, e respingere delle protezioni dei diritti umani già consolidate. “

Il mondo è confrontato con una lunga lista di crisi, senza che si possa constatare una grande volontà politica di risolverle. Citiamo ad esempio la Siria, lo Yemen, la Libia, l’Afghanistan, l’America centrale, la Repubblica centrafricana, il Burundi, l’Iraq, il Sud Sudan e il Sudan. Il Rapporto annuale di Amnesty International cita crimini di guerra commessi in almeno 23 paesi nel 2016.

Nonostante queste situazioni critiche l’indifferenza della comunità internazionale di fronte ai crimini di guerra è diventata la norma, mentre il Consiglio di sicurezza dell’ONU rimane paralizzato dalle rivalità tra i suoi membri permanenti. “Questo nuovo ordine mondiale, dove i diritit umani sono considerati come un ostacolo agli interessi nazionali, indebolisce pericolosamente la capacità di combattere le atrocità di massa che sono commesse, spalancando la porta a violenze che ricordano le più cupe pagine della nostra storia recente.”

“La comunità internazionale aveva già risposto con un silenzio assordante alle innumerevoli atrocità consumatesi nel 2016: un flusso ininterrotto di orrori ad Aleppo, migliaia di persone uccise dalla polizia nell’ambito della “guerra alla droga” nelle Filippine, l’impiego di armi chimiche e centinaia di villaggi incendiati in Darfur…. La grande domanda che si pone nel 2017 è questa: fino a che punto andranno queste atrocità prima che il mondo si decida a intervenire?”

Chi difende i diritti umani?

Amnesty International esorta tutte le persone nel mondo a resistere a queste iniziative ciniche il cui obiettivo è far indietreggiare i diritti umani garantiti da lungo tempo in cambio di una vaga promessa di prosperità e di sicurezza. Il suo rapporto sottolinea che la solidarietà mondiale e la mobilitazione del grande pubblico saranno particolarmente importanti per difendere coloro che si oppongono all’autorità e si battono per i diritti umani – persone che i governi presentano spesso come degli ostacoli allo sviluppo economico, alla sicurezza o a altre priorità.

La autorità svizzere hanno proceduto a migliaia di rinvii forzati illegali verso l'Italia nel 2016. © Klaus Petrus

 

La situazione in Svizzera 

Asilo e discriminazione

Le autorità svizzere hanno proceduto al rinvio forzato illegale (push back) di migliaia di richiedenti asilo, tra i quali diverse centinaia di minori non accompagnati, verso l’Italia. Diverse di queste persone avevano dei parenti che vivono in Svizzera.

Le limitazioni imposte alla libertà di movimento dei richiedenti asilo nella maggior parte dei centri federali suscita ancora preoccupazione. Nel mese di luglio la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura ha deplorato il ricorso a una forza sproporzionata durante le operazioni di espulsione di migranti da parte della polizia in alcuni cantoni. Rimanevano dei timori riguardo i tentativi di espulsione di richiedenti asilo con gravi malattie mentali.

Nel mese di luglio, nel Canton Ticino, è entrato in vigore il divieto di indossare il velo integrale. In settembre il Consiglio nazionale ha adottato una proposta di legge il cui obiettivo è vietare il velo integrale a livello nazionale. Il testo era davanti al Consiglio degli Stati a fine anno.

Lotta contro il terrorismo e sicurezza

La legge sulla sorveglianza che è stata adottata nel 2015 è stata approvata tramite referendum nel settembre 2016. Questa concede ampi poteri al Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), che può così accedere alle informazioni personali provenienti da un ampio raggio di fonti, per degli obiettivi definiti in modo vago, come la lotta contro le minacce terroriste.