© Julie Jeannet
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Criminalizzazione della solidarietà Amnesty Svizzera critica severamente la condanna di una militante per i diritti dei migranti

Comunicato stampa - 10 dicembre 2018
Amnesty International critica fortemente la sentenza del tribunale distrettuale di Briga contro l'attivista per i diritti dei migranti Anni Lanz. All'età di 72 anni, aveva fatto attraversare la frontiera a un richiedente asilo afghano fortemente traumatizzato e costretto a dormire all'esterno con meno dieci gradi. Le aliquote giornaliere che le erano state inflitte sono state annullate, ma l'importo della multa è invece aumentato così come le spese processuali.

"La sentenza del tribunale vallesano è uno schiaffo a tutti coloro che si sono impegnati in difesa dei diritti delle persone nel bisogno. Anni Lanz ha agito per pura compassione. Non ha fatto nulla di male e la corte l'ha ingiustamente condannata", ha detto Cyrielle Huguenot, responsabile del settore migrazione per Amnesty International Svizzera, che ha partecipato all'udienza.

"La solidarietà non è un crimine. Le autorità svizzere devono dare la caccia a trafficanti e contrabbandieri che approfittano della disperazione delle persone, non prendere di mira i cittadini che agiscono per pura compassione", ha detto Cyrielle Huguenot. "Le autorità svizzere in materia di asilo dovrebbero inoltre essere meno restrittive nell'applicazione del regolamento di Dublino, in particolare nei casi di rifugiati particolarmente vulnerabili - come nel caso di questo afghano affetto da gravi disturbi mentali - e dovrebbero trattare le loro domande di asilo con maggiore frequenza piuttosto che rispedirle in altri paesi europei.»

Malato e abbandonato per strada

I referti medici raccomandavano di non rinviare in Italia il giovane afgano, che aveva fatto diversi tentativi di suicidio, e di lasciarlo stare con la sorella in Svizzera. Il suo stato mentale si era notevolmente deteriorato dopo aver appreso che sua moglie e suo figlio erano stati uccisi in Afghanistan. Tuttavia, le autorità competenti in materia di asilo hanno ordinato il suo ritorno in Italia ai sensi del regolamento di Dublino. Quando Anni Lanz ha saputo che il Centro per i richiedenti asilo registrati di Milano (CAS) non poteva accoglierlo e che lui dormiva all’addiaccio, con una temperatura di quasi meno 10 gradi, è partita per l'Italia senza indugio.

Lo ha trovato alla stazione di Domodossola, con un principio di congelamento. Per Anni Lanz l’unica soluzione sensata era riportarlo in Svizzera. "Sapevo che mi sarei trovata in una situazione complicata senza una soluzione. Era un viaggio nell'ignoto. Tutto quello che sapevo era che dovevo aiutarlo", ha detto Anni Lanz alla corte, giovedì.

Al confine di Gondo la polizia l'ha arrestata e punita per "agevolazione dell'ingresso illegale in Svizzera" (art. 116 della legge sugli stranieri) a una pena di 30 aliquote giornaliere da 50 franchi, la cui esecuzione è stata rinviata con un periodo di prova di 2 anni. Le è stata inoltre comminata una multa di 300 franchi e le spese processuali (400 franchi). Il tribunale distrettuale di Briga ha annullato le 30 aliquote, ma ha aumentato la multa a 800 franchi. Anche le spese processuali sono aumentate con il prolungarsi della procedura. Anni Lanz non ha ancora deciso se intende presentare ricorso contro questa decisione.

Situazione particolarmente difficile in Italia per i richiedenti asilo vulnerabili

"La Svizzera deve tener conto del recente deterioramento delle condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo vulnerabili in Italia e applicare il regolamento di Dublino in modo più flessibile per evitare che altri, come il giovane afghano aiutato da Anni Lanz, si trovino per strada senza accesso alle cure e al sostegno di cui hanno bisogno", ha detto Cyrielle Huguenot.

Le già precarie condizioni di accoglienza in Italia sono state ulteriormente aggravate dal decreto Salvini del 5 ottobre 2018, adottato dalla Camera dei deputati alla fine di novembre, che prevede, tra l'altro, che i richiedenti asilo, compresi quelli rimpatriati a Dublino, non abbiano più accesso al sistema SPRAR (centri adattati all'accoglienza delle persone vulnerabili), ma siano alloggiati in grandi centri collettivi o centri di accoglienza di emergenza.

I richiedenti asilo hanno accesso alle cure mediche solo nei centri collettivi o di emergenza in cui sono registrati, con personale medico sovraffollato e cure limitate. Al di fuori di questi centri, i richiedenti asilo hanno accesso solo alle cure di emergenza.