In Israele, negli ultimi giorni, migliaia di persone sono scese in piazza criticando la risposta del governo israeliano e chiedendo di riportare a casa i loro cari. La scorsa settimana è circolato online un video diffuso dalle Brigate Al Qassam - l'ala militare di Hamas - che mostrava tre ostaggi civili detenuti a Gaza mentre indirizzavano un messaggio al Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Registrare e condividere pubblicamente le testimonianze degli ostaggi equivale a un trattamento inumano e degradante.
"La presa di ostaggi e il rapimento di civili sono vietati dal diritto internazionale e sono crimini di guerra. Le persone prese in ostaggio devono essere trattate umanamente e in conformità al diritto internazionale, non devono essere esibite in video online o costrette a rilasciare dichiarazioni", ha dichiarato Agnès Callamard, Segretaria generale di Amnesty International.
"Invece di usare gli ostaggi civili in difficoltà come strumenti per segnare punti politici, Hamas dovrebbe rilasciarli immediatamente e senza condizioni. Come minimo dovrebbe concedere a degli osservatori indipendenti l'accesso immediato agli ostaggi per assicurarsi del loro benessere e facilitare la comunicazione con le loro famiglie".
Le autorità israeliane hanno dichiarato che almeno 240 ostaggi civili e militari rimangono prigionieri a Gaza, ma non hanno fornito una ripartizione dei civili e dei militari prigionieri. Tra gli ostaggi ci sono 33 bambini, anziani e stranieri o cittadini con doppia cittadinanza, oltre a soldati israeliani. Finora Hamas ha rilasciato quattro ostaggi civili, tutte donne: due il 20 ottobre (2 cittadine statunitensi), e due il 24 ottobre.
Mentre il brutale assedio e l'incessante bombardamento di Gaza da parte di Israele continuano e il devastante bilancio delle vittime civili si aggrava, l'organizzazione ribadisce il proprio appello per un immediato cessate il fuoco, per proteggere tutti i civili e per garantire l'accesso agli aiuti vitali nel contesto di una catastrofe umanitaria a Gaza provocata direttamente dall'intervento umano.
"L'incessante bombardamento di Gaza da parte di Israele, anche attraverso attacchi illegali e indiscriminati, ha ucciso più di 10.000 palestinesi, tra cui 4.200 bambini, secondo il Ministero della Salute palestinese. Inoltre, mette in pericolo i civili tenuti in ostaggio a Gaza e ignora gli appelli delle famiglie israeliane a dare priorità al benessere degli ostaggi durante le operazioni", ha dichiarato Agnès Callamard.
Ella Ben Ami, i cui genitori Raz e Ohad Ben Ami sono stati rapiti a Be'eri nell'attacco del 7 ottobre, è tra le persone che hanno partecipati alle recenti proteste in Israele. Ha raccontato ad Amnesty International che sua madre è malata, soffre di lesioni al cervello e alla spina dorsale.
"Sono passati 30 giorni, un mese, da quando i miei genitori sono stati portati via dalla loro casa. Siamo stati lasciati con una terribile impotenza e un'enorme incertezza... Non ho alcuna informazione sulla loro situazione, questo ha un forte impatto sulla mia vita quotidiana. Stiamo protestando per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla situazione degli ostaggi e per chiedere che ci si prenda cura di loro, oltre che per fare pressione per il loro rilascio. Chiedo al mio governo e a tutti i leader mondiali di aiutarci. Vogliamo rivedere i nostri genitori, vivi. Se mia madre non riceverà le medicine di cui ha bisogno per la sua malattia, temo che non sopravviverà…non abbiamo tempo".
Yonatan Zeigen, la cui madre 74enne, Vivian Silver è un’attivista per la pace ed ex membro del consiglio di amministrazione dell'organizzazione israeliana per i diritti umani B'Tselem, è stata rapita dal kibbutz Be'eri (sud di Israele) il 7 ottobre, ha dichiarato ad Amnesty International:
"Provo tristezza e dolore per mia madre, per tutti gli ostaggi, per le nostre comunità e per il popolo palestinese. Credo che questo sia un segnale di allarme che evidenzia il fallimento di entrambe le parti nel raggiungere la pace per così tanto tempo. Chiedo un cessate il fuoco e il rilascio di tutti gli ostaggi, come primo passo verso una soluzione globale per la regione, con un prolungato coinvolgimento internazionale. La sicurezza può essere raggiunta solo con la pace".
Moshi Lotem, la cui figlia Hagar è tenuta in ostaggio a Gaza insieme ai suoi tre figli, il più piccolo dei quali ha solo quattro anni, ha dichiarato ad Amnesty International:
"Ciò che Hamas e altri gruppi armati hanno fatto non solo ha danneggiato i loro vicini, che in Israele avevano più a cuore il popolo palestinese e i suoi diritti, ma ha danneggiato anche il loro stesso popolo. Come padre e nonno, è molto difficile per me che mi abbiano portato via la mia famiglia in questo modo e che non mi abbiano dato alcuna informazione. Mi mancano molto. Ogni giorno che passa diventa più difficile. Si trovano in una situazione di grande vulnerabilità e gli attacchi [a Gaza] mi spaventano molto. Chiedo alle organizzazioni internazionali, siano esse l'ONU o la Croce Rossa, di riportare gli ostaggi a casa".
Le Convenzioni di Ginevra, i loro protocolli aggiuntivi e il diritto internazionale umanitario consuetudinario vietano la presa di ostaggi, che è considerata un crimine di guerra. Lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale definisce questo crimine come il sequestro o la detenzione di una persona (l'ostaggio), unitamente alla minaccia di uccidere, ferire o continuare a detenere l'ostaggio per costringere una terza parte ad agire o astenersi dall'agire come condizione esplicita o implicita per la sicurezza o il rilascio dell'ostaggio.
Amnesty esorta Hamas e gli altri gruppi armati a trattare tutte le persone tenute prigioniere, compresi i soldati israeliani, in modo umano e in conformità con il diritto internazionale umanitario. Tutte le persone prese in ostaggio devono avere accesso al Comitato internazionale della Croce Rossa e devono poter comunicare con le proprie famiglie. Le persone ferite o malate devono ricevere assistenza medica.
Hamas e gli altri gruppi armati devono anche garantire che gli ostaggi e gli altri prigionieri siano tenuti in luoghi lontani da obiettivi militari e che sia minimizzato il rischio che vengano colpiti da attacchi israeliani. In nessun caso queste persone devono essere usate per proteggere gli obiettivi militari dagli attacchi.
Contesto
Amnesty International ha documentato prove di violazioni del diritto internazionale, compresi crimini di guerra, da parte di tutte le parti in conflitto.
Dopo i terribili attacchi di Hamas e di altri gruppi armati del 7 ottobre, oltre alla devastante campagna di bombardamenti, Israele ha intensificato il blocco illegale su Gaza, che dura da 16 anni, tagliando acqua, carburante e altri rifornimenti vitali, aggravando la crisi umanitaria.
Le forze israeliane hanno anche arrestato più di 2.000 palestinesi nella Cisgiordania occupata e hanno intensificato l'uso della tortura e di altri maltrattamenti contro i prigionieri palestinesi. Hanno anche negato a tutti i detenuti palestinesi (attualmente oltre 6.800 persone), l'accesso alle visite dei familiari; ai detenuti condannati è stato negato anche l'accesso agli avvocati. Persino al Comitato Internazionale della Croce Rossa è stato negato l'accesso ai detenuti palestinesi classificati da Israele come "prigionieri di sicurezza". Nell'ultimo mese, quattro prigionieri palestinesi sono morti durante la detenzione israeliana in condizioni che non sono state oggetto di indagini imparziali.
Le ricerche dell'organizzazione hanno trovato prove di crimini di guerra commessi dalle forze israeliane, tra cui attacchi indiscriminati durante i bombardamenti su Gaza che hanno ridotto in macerie edifici residenziali, spianato interi quartieri e spazzato via intere famiglie.
Amnesty International ha anche documentato come il 7 ottobre Hamas e altri gruppi armati abbiano lanciato razzi indiscriminati contro Israele e i loro combattenti abbiano ucciso e rapito sommariamente dei civili. Secondo le autorità israeliane, sono state uccise almeno 1.400 persone, la maggior parte delle quali civili. Anche i civili in Israele continuano ad essere attaccati dal lancio indiscriminato di razzi da parte di Hamas e di altri gruppi armati.